Una varietà così, in un disco rock, è difficile da trovare. Questa è la prima cosa che viene da scrivere ascoltando Otherside, l’ottimo secondo album dei veneti Fallen Angels (su etichetta Andromeda Relix). Che, dalla pagina Facebook fino ai testi, hanno un respiro chiaramente internazionale.
Ma questo aspetto lo dimostrano anche i brani contenuti nel lavoro. Al riuscito singolo rock Merchant in the middle si contrappongono i piani eltonjohniani di Woman e le chitarre acustiche della dolce An old man tells. Quello che resta sempre invariata è la qualità media dei pezzi.
Basterebbe ascoltare The Envy, ad esempio, per rendersi conto che il trio non scherza affatto! Gli assoli di Ste Wizard, poi, sono veramente ben riusciti. Difficile trovare band underground con una tale preparazione e gusto sotto questo profilo. E lo dico senza nulla togliere ad una sezione ritmica dovutamente quadrata, condotta dal batterista Luke Gyzz.
La voce di Matt Mattnant colora i brani con sfumature inusuali, come quelle pseudo-orientaleggiati del pezzo forse più prog dell’intero lotto: la lunga Desert Way. Ma, approposito di brani particolari, è impossibile non citare l’atmosferica Otherside, con chitarre sempre decise ma anche arpeggi distorti.

Difficile ormai anche trovare band giovani che puntino su 14 brani, un album a pieno titolo, e piuttosto intenso. Oggi la preferenza per i singoli sta facendo perdere la coesione di un’opera intera, e spesso il significato stesso di fare musica. Questo in Otherside viene preservato.
Succede anche nella variegata queeniana Pulcinella’s secret, in una Charming Rock più “sculettante” nel suo andamento rock’n’roll, o ancora in Monday in blood che, dopo una partenza acustica, si apre alle chitarre glam tanto amate dai Fallen Angels. Che però reinterpretano bene le influenze, spesso stupendo.
E scusate se è poco, nel 2021…