Ci sono canzoni che senti subito che si confanno all’estate. E’ il caso di Tonight, che in italiano vuol dire sera. E la sera, si sa, c’è anche d’estate. E solitamente è più calda, più viva delle serate invernali, magari passate a guardare film sotto la copertina. La musica di Tonight sottolinea esattamente l’andamento vivace dell’estate, proiettando attraverso le note luci che confondono piacevolmente i sensi.
Cole
Cantato da Eugene Cole, il pezzo è latino fin nel midollo. Uomo avvisato, mezzo salvato, insomma. Ma inutile fare gli schizzinosi: queste sonorità possono non piacere (ed è il mio caso) ma le estati italiane sono ammantate di tutto ciò. Ed Eugene Cole non è proprio un signor nessuno. Tante le cose che ha fatto nella sua vita da cantante e compositore, tra queste numerosi concerti in Giappone, Europa e Stati Uniti.
L’R&B Cole ce l’ha nel sangue ma, come detto, questo brano ha numerose reminescenze latine che, per carità, non sono lontane dal genere di riferimento. L’attitudine c’è, la voce anche. Forse un po’ noiosa la ripetizione del titolo del brano a mò di loop, ma il risultato è in linea con i gusti (altrui). La base è ben prodotta, e ben suonata. Anche se non ci sono momenti che fanno urlare “Wow”!
Nel finale del brano la vocalità di Cole s’innalza, toccando vette che dimostrano le sue vocalità. Il resto del brano è caratterizzato da echi e chitarre acustiche, che si rincorrono in loop mentre la voce cesella il senso del pezzo. Niente di nuovo sotto il sole, ve lo devo dire, altrimenti sarei disonesto. Ma se amate l’R&B e pezzi a cui poter legare il divertimento di un’estate che, lo spero, sarà indimenticabile.
E questo nonostante tutto, nonostante i virus. Perché la vita vale la pena di essere vissuta anche così, anche nelle difficoltà. E Tonight è una canzone che può riportare serenità nei momenti più complicati.
Una compilation di metal cinese per sottolineare la vicinanza tra la Cina e l’Italia nella lotta contro il Coronavirus. Questa è l’idea alla base di “China Metal Assault – Killing Covid-19”. La compilation è stata creata dall’etichetta veronese ArtCorner, che offre anche servizi di promozione musicale, con un occhio di riguardo per il digitale. Il lavoro è ascoltabile sulle principali piattaforme di streaming, da Spotify a Deezer, da YouTube a iTunes e da altri servizi, tra cui alcuni dedicati proprio alla Cina.
Il Promo della compilation
Al suo interno convivono band con due comuni denominatori: la provenienza e il genere metal. Ma, come sanno gli appassionati, le nicchie del metal sono molteplici. Gli ascoltatori si troveranno ad ascoltare tanto hard rock ed heavy, quanto death, thrash e grind. La provenienza dei 14 gruppi che hanno donato alla compilation altrettanti brani va da Shangai a Pechino, passando addirittura per Wuhan. Sì, proprio la città simbolo della pandemia che, partita dalla Cina, sta colpendo duramente tutto il mondo, Italia compresa. Tra le band coinvolte c’è anche quella degli Skycrater, dietro cui si cela l’unico artista italiano, che in Cina studia da tempo. Inoltre ci sono gli Hellfire da Wuhan, città tristemente nota per la provenienza del virus che sta tenendo sotto scacco il mondo intero.
Da ArtCorner ci tengono a far sapere che “sono stati scelti solo gruppi che hanno certe qualità. L’aggressività della proposta va letta nell’ottica della lotta comune contro un nemico invisibile, il virus. Il supporto che la Cina ha dato all’Italia è encomiabile, ma anche la nostra nazione ha sostenuto il paese asiatico”. Sulla propria attività ArtCorner specifica “la vicinanza con la scena underground. Offriamo servizi di promozione – ufficio stampa e digital pr – a prezzi contenuti. Chi si affida a noi sarà promosso sia in Italia che all’estero, e avrà la possibilità di ottenere consulenze sull’utilizzo dei social”.
Tracklist (nome band, “nome canzone”, (genere e provenienza):
I veronesi Kayleth dal 2005 creano stoner. E ormai da qualche anno vanno a braccetto con Argonauta Records, etichetta specializzata nel genere. Pur avendo fin da subito le qualità per distinguersi l’accasamento con Argonauta ha dato loro una certa esposizione. Che loro sfruttano appieno.
Siete molto prolifici. Come funziona la vostra fase compositiva?
La nostra fase compositiva è semplice e spontanea. Ogni sessione di prova comincia con una jam dove lasciamo fluire la nostra ispirazione, a volte inserendo riff provati a casa o che ci girano in testa da giorni.
Dove avete registrato il nuovo album 2020 Back to Earth e come si sono svolte le registrazioni?
Per 2020 Back to Earth siamo tornati alle origini, ovvero presso il Liquid Sound Studio del nostro bassista Alessandro, in cui abbiamo registrato gli EP e Space Muffin. Il precedente album Colossus è stato registrato da Luca Tacconi (Sotto il Mare) ed è stata un’esperienza fantastica. Come dice appunto il titolo del nuovo album, abbiamo voluto tornare a casa, in un ambiente familiare, intimo e rilassato come appunto lo studio di Alessandro. Dopo una prima presa diretta di batteria, basso e chitarra, abbiamo sovrainciso il resto, prendendoci il tempo necessario, rifacendo alcune parti fino a che non ci hanno convinto al 100%. Questo ci ha permesso di suonare al meglio senza nessun vincolo, per esempio Michele ha preferito registrare i synth a casa, scegliendo minuziosamente ogni suono dopo molti tentativi. Per il master ci siamo affidati di nuovo ad Eleven mastering, soprattutto perchè questo album uscirà anche in vinile.
A livello concettuale di cosa parla il nuovo lavoro? Avete cercato di riprodurre il significato anche con la musica o testi e musica sono due aspetti slegati?
Come anticipa il titolo appunto, dopo il nostro viaggio interstellare che ci ha tenuto lontano da casa per molto tempo e che ci ha permesso di scoprire nuove galassie, il richiamo di casa alla fine vince. Quello che troviamo però è una Terra in condizioni disastrose, un pianeta mutilato dal genere umano. Il primo singolo Corrupted è una canzone di ammonimento per chi detiene il potere. Paesi, religioni e ideologie sono alimentate dalla corruzione e minacciano il popolo negando loro una evoluzione spirituale. Ci viene rivelata l’illusione delle nostre vite, sta a noi non esserne schiavi. Le jam strumentali sono spesso irruente ed Enrico si prende il tempo necessario per assimilare e poi scrivere i testi. Musica e testi fluiscono insieme dopo un processo di ispirazione che li vede separati solo all’inizio, per poi ricongiungersi e fondersi definitivamente.
Le vostre copertine sono molto evocative, e riconoscibili. Parlami di questo aspetto…
L’artwork è un aspetto molto importante di ogni album, dove quasi sempre (unica eccezione per Colossus) Massimo (chitarrista) si butta a capofitto per dare libero sfogo alla sua vena artistica. A lui va il merito anche di quasi tutti i video musicali. Lo sci-fi vintage ci contraddistingue quasi in tutte le uscite, proprio perchè siamo molto legati al cinema, letteratura, fumetti e videogiochi del filone fantascientifico. Kayleth infatti è un personaggio di un romanzo di Isaac Asimov.
Quali sono le differenze principali tra questo nuovo lavoro e i precedenti?
La maturità probabilmente, anche se ormai stiamo parlando di senilità! La nostra impressione è che in ogni album affiniamo sempre un pò di più la nostra vena creativa, rimanendo fedeli al genere che ci contraddistingue e contaminando qua e là con quello che incontriamo durante il nostro percorso. Stavolta abbiamo inserito violini (Katia Adami) e sax (Mauro Padoani) quasi per scherzo, ma quando li abbiamo sentiti suonare prima in studio e poi nel mix, ci siamo talmente emozionati che sarà un esperimento che sicuramente rifaremo!
Com’è la scena musicale veronese in generale e per quanto riguarda il vostro genere?
In generale la consideriamo buona, anche se un pò stantia per quanto riguarda il ricambio generazionale. Ormai sono poche le nuove leve che vediamo avvicendarsi sui pochi palchi rimasti. Il “circolo” stoner/doom gode di ottima salute e di ottima compagnia con Atomic Mold, Mongoose, Megatherium, Jahbulong, Blutbad, Ultracombo, A forest mighty black e tanti altri. Noi teniamo botta e non diamo nessun segno di cedimento.
Il singolo Corrupted
Quali sono i concerti che ricordate con maggior emozione?
Beh sicuramente il release party di Colossus al Jack the Ripper Pub, con i Duel allo Splinter club, al Le Farmer di Lione, al Rural Desert Fest alla Cascina Bellaria, ma soprattutto l’indimenticabile King of Stoned Fest al Cellar Theory di Napoli. Abbiamo suonato tardissimo (headliner), ma il locale era stracolmo, per gli amanti dello stoner della zona era un evento imperdibile e lo è stato anche per noi. Speriamo di rivedere tutte le persone che abbiamo incontrato fino ad oggi e di conoscerne di nuove al più presto. Ci manca il palco, sopra ogni cosa.
Quali sono le band che vi influenzano maggiormente e perchè?
Oltra ai classici dele genere come Hawkwind, Orange Goblin, Truckfighters, Melvins, Sleep, Kyuss, ci sono i 35007, Pink Floyd, Pantera, OM, Daft Punk, Apparat e tanti altri. Come avrai capito, veniamo da generi diversi e continuiamo ad ascoltare musica eterogenea, questa è sicuramente la chiave di volta che ci permette di fare stoner con le influenze che ci contraddistinguono.
La partecipazione degli Ex-Otago alla 69esima edizione del Festival di Sanremo era stata rivelatoria. I genovesi sono infatti gli artefici, insieme a I Cani e Lo Stato Sociale, del pop elettronico che negli ultimi anni si è impadronito dell’attenzione dell’Italia che ascolta, anche distrattamente, musica. In barba al rock più aggressivo de I Ministri, Il Teatro degli Orrori e Fast Animals and Slow Kids. Tutti gruppi che, insieme a The Zen Circus, continuano ad avere un ottimo riscontro (con I Ministri reduci dal discreto Fidatevi), ma che non raggiungono le vette di ascolti del nuovo che avanza (come invece avveniva quando ho scritto Riserva Indipendente). In particolare di Liberato, Gazzelle, Carl Brave x Franco 126, lemandorle, Galeffi, Pop-X. Artisti che entrano più nelle classifiche di ascolto digitali (Spotify, Deezer) che in quella stilata dalla Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana). Una massiccia presenza negli attuali gusti degli italiani che sa di lavoro in cameretta e successiva legittimazione, di rivincita dei nerd che improvvisamente divengono appetibili.
Storie di voci filtrate e basi in cui synth e tastiere sono preponderanti e disegnano melodie semplici ma catchy. Di canzoni in cui gli strumenti classici del rock (chitarra, basso, batteria) giocano spesso un ruolo secondario. Distantissime, quindi, dai dettami del rock anni ’90, che in Italia è stato vivacizzato dalla profondità alternativa degli Afterhours, dalla veemenza dei Verdena e dalla visione più pop dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Anche se, sempre in quel periodo, un certo utilizzo delle tastiere era stato perpetrato anche dai Subsonica. Il gruppo torinese è riuscito a far ballare migliaia di italiani usando i synth per vestire brani già solidi. Un approccio diverso rispetto a quello dei coetanei Bluvertigo, più votati alla filosofia che non al ballo.
La voglia di leggerezza dei giovani dopo dieci anni di crisi (economica; di valori; della fisicità, anche discografica) è grande. Così, alle invettive de I Ministri ed all’impegno testuale di Pierpaolo Capovilla, i ragazzi, che dettano i trend musicali, prediligono le ballate synthetiche in napoletano di Liberato (il singolo Tu t’e scurdat ‘e me ha ampiamente superato i 23 milioni di contatti su Spotify), la voce filtrata ed i mid-tempo di Gazzelle, gli sbarazzini brani de L’Officina della Camomilla e l’umorismo non propriamente sofisticato dei Pop-X (che nel 2016 hanno pubblicato un album intitolato Lesbianity). O il pop rappato, ma sempre ammorbidito dalle tastiere, di Coez, autore del successo E’ sempre bello, 80 milioni di ascolti su Spotify.
E’ sempre bello, Coez
Se oggi le radio passano pop elettronico lo dobbiamo certamente alle corazzate I Cani e Lo Stato Sociale, fautori di canzoni che tratteggiano con una certa dose di ironia una Roma vagamente decadente (specie nel Il sorprendente album d’esordio de I Cani) e, nel secondo caso, una visione Bologna-centrica, fatta di slogan che, a volte, raggiungono l’obiettivo (come nel brano Mi sono rotto il cazzo). Ma la vera sterzata è stata opera dei Thegiornalisti, che, prima di sciogliersi a settembre dello scorso anno, hanno raggiunto davvero tutti, più di quanto fatto dagli album dei padri putativi di quest’approccio easy electro. Con buona pace di chi etichetta tutto questo movimento con il termine “indiesfiga”.
Nel 2017 i Thegiornalisti hanno piazzato, con il sostegno di Universal, un album vincente ed un singolo killer. Quella Riccione che ha fatto da megafono – con oltre 37 milioni di ascolti su Spotify – a tutto il sottobosco di epigoni. Un brano che ha fatto seguito al quarto disco della band di Tommaso Paradiso, quel Completamente Sold Out dal titolo provvidenziale, visti i pienoni concertistici in mezza Italia, comprese due location di prestigio: il PalaLottomatica di Roma e il Mediolanum Forum di Milano. Un album Disco di Platino. Il loro successo è stato un assist anche per Viito, il cui singolo Bella come Roma ha scalato le classifiche di Spotify.
Ben prima l’etichetta bolognese Garrincha (ho anche partecipato ad un concerto organizzato a Bologna con molte loro band, nel 2017) è stata motore di tutto questo movimento, in cui l’ariosità delle soluzioni armoniche contrasta con arrangiamenti minimal, dettate ad inizio 2000 anche dagli Amari. Lo è da tempi meno sospetti, con L’Orso e L’Officina della Camomilla. E ha portato gli Ex-Otago verso l’album Marassi, quello del pieno e vero successo commerciale. Il loro netto cambio di sound, a favore delle tastiere, è opera soprattutto della produzione di Matteo Cantaluppi, l’architetto del sound di Completamente Sold Out. Ma pure degli album di Edipo, che da oltre un anno sta raccogliendo riscontri con il progetto electro-rap Coma_Cose, forse vero erede del fil-rouge di cui sto scrivendo, in grado di unificare ariosità e cantanto rappato. E ancora del disco Qui ed Ora (Sugar Dischi) del battiatiano Paletti, di M+A, di alcuni singoli di Canova. Tutti lavori in cui l’elettronica easy listening ha un ruolo importante.
Coma Cose
Canova, poi, è nel roster di Maciste Dischi, etichetta che ha puntato sui brani ammantati di morbide tastiere e synth. Ne fanno parte anche Galeffi, Siberia e Gazzelle. Artisti che fanno storcere il naso a chi ancora crede nelle chitarre trascinante e nelle ritmiche serrate, nei testi profondi e nei live energici. Ma si tratta comunque di corsi e ricorsi storici: quale ultratrentenne non ha avuto da ridire sulla musica che andava per la maggiore nel suo periodo storico di riferimento? Solo il tempo saprà dirci se quello della generazione musicale The-giornalistica sarà un successo effettivo e valido (come il cantautorato anni ’60, il prog, il punk) o solo un piccolo, grande abbaglio. Senza dimenticare che esiste un’altra elettronica, sempre made in Italy, che interpreta le sfumature provenienti dall’estero ed utilizza l’inglese per esprimersi su tappeti che si avventurano anche nell’ambient. Birthh, Populous, HÅN, Iosonouncane, Giungla, Godblesscomputers, pur non raggiungendo certi picchi d’ascolto, hanno una dignità artistica. Per non parlare dei rapper (e trapper) che poggiano su una visione synth-centrica come Dark Polo Gang, Rkomi & co.