Quando ascolto dischi come questo mi sembra davvero di essere in America. C’è il sole caldo, la polvere delle strade più selvagge, gli spazi enormi attorno alle highways. Grazie a Jay Stott mi sembra di esserci stato, in un posto che purtroppo non ho ancora avuto modo di “toccare con mano”.
Dal rock-country di All Night Long al mid tempo subitaneo di Desert Heat tutto è al posto giusto: le chitarre surf, le batterie con la giusta dinamica, la vocalità vissuta di chi non vive di musica ma scrive pensieri su un block notes passando da una classe all’altra di una scuola dove insegna inglese.
Ci sono anche i pianoforti, che immagino su qualche legnoso pavimento di locali resi mitici dai film western. Li si trova in particolare in Can’t Stop Love, con un refrain che entra facile in testa. Jay è un uomo che ha fatto di tutto nella vita. Probabilmente un irrequieto, che nella musica trova l’equilibrio che cerca ogni uomo.
Un Electric Guy, come titola un suo brano, che sa suonare e cantare, e rendere al cuore di chi ascolta un po’ del proprio percorso. D’altronde non è questa una delle cose che vorremmo essere tutti in grado di fare? E allora su il bicchiere e, sempre parafrasando un brano, One Drink Two Drink. Cin Jay!