POd-Festival: il podcast su Sanremo 2021 di Johnny (VINILICAMENTE) e Francesco Bommartini (Accesso Riservato)

di Francesco Bommartini

State seguendo Sanremo? Sì, e no, giusto? D’altronde la kermesse è lunga, sia per totale che per singola serata. Una settimana a scavallare le 2 di notte non è agevole. Consci di questo, e vogliosi di dire la nostra sul tema che più amiamo (la musica, of course), io e l’amico Johnny dello splendido canale Youtube VinilicaMente abbiamo deciso di unire le forze e sciropparci tutte le serate per poi parlarne in un Podcast, per l’occasione chiamato Pod-Festival.

Ma lascio la parola proprio al Podcast: lo potete ascoltare qui.

Musicisti a casa? The Show Must Go On: cosa fanno gli artisti per mantenersi attivi e soddisfare il pubblico

di Angela Volpe (foto cover: Node)

La paralisi causata dal lockdown grava in modo pesante sul mondo della musica. Sebbene sia un momento devastante per il settore, uno spiraglio di speranza traspare dalla creatività degli artisti, che in questo momento di stop dalle consuete attività cercano strade alternative per raggiungere il proprio pubblico.

Non potrebbero essere più indicate le parole di Michele Guaitoli, voce dei Visions of Atlantis e Temperance: “Fare il musicista significa fare una di quelle professioni dove reinventarsi e sapersi adattare sono parole d’ordine fin dalle primissime esperienze. Questa pandemia è qualcosa che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare…e che ha nuovamente messo alla prova chi vive in questo mondo”. In questo frangente, gli artisti si propongono al pubblico a distanza, sotto nuove vesti che rinnovano ed esaltano i talenti.

I Vision Of Atlantis hanno prodotto un videoclip rigorosamente a distanza della versione acustica di Nothing Lasts Forever.

Nelle prime fasi della quarantena è uscito anche il video del singolo Gold degli Anewrage, un brano intenso che trasmette un messaggio di incoraggiamento contro chi è vittima di atti di violenza, fisica o psicologica. Il 14 aprile la band ha pubblicato un’emozionante versione chitarra e voce “from quarantine”, riscaldata dal calore della voce di Axel Capurro accompagnata dal chitarrista Manuel Sanfilippo.

La band milanese ha inoltre in programma una serie di video dove rivisiterà in chiave acustica alcuni brani del loro repertorio, che verranno pubblicati sul loro canale YouTube con cadenza settimanale. Il primo brano scelto è Covet, per il quale era già stata incisa una riuscitissima versione “soft”.

Nonostante il blocco forzato abbia più lati negativi che positivi, in alcuni casi il tempo extra è produttivo per le band dal punto di vista compositivo, come racconta Gary D’Eramo, leader inarrestabile della storica band Node, che ha festeggiato il venticinquesimo anno di carriera: “Ho approfittato della situazione di lockdown per scrivere un sacco di materiale  per il prossimo album, oltre che realizzare, in contatto con gli altri ragazzi della band, un live videoclip con racchiuse le fasi salienti del tour del nostro 25esimo anniversario e un pezzo registrato dal vivo”. Il brano scelto per il video, Outpost fa parte dell’album più amato dai fans dei Node, Das Kapital, uscito nel 2004. È emblematico l’inizio del video, dove le prime parole pronunciate da Gary sul palco sono: “La libertà è finita”. La prossima produzione rappresenterà il settimo album della band. In arrivo inoltre, sui canali social dei Node, un brano a sorpresa che i musicisti hanno realizzato a distanza.

Anche Alessandro Ferrarese, batterista degli Anewrage, annuncia che è in arrivo un nuovo album, dopo l’ultimo full lenght pubblicato per Scarlet Records nel 2017, Life-related Symptoms: “Abbiamo cominciato già sei mesi fa a dare una forma vera e propria alle idee che avevamo solo abbozzato, ma ovviamente in questo periodo dove siamo a casa abbiamo il tempo di andare avanti in questo processo”.

Sia chiaro, non è merito della quarantena se potremo ascoltare nuovi dischi, poiché questi musicisti erano già in fase compositiva, come conferma Michele Guaitoli: “Sia i Vision of Atlantis che i Temperance sono band molto attive dal punto di vista studio. Stiamo lavorando su nuovo materiale da entrambe le parti ma questa non è una novità, non esiste un momento storico in cui non componiamo, scriviamo o ci prepariamo”, ma forse la reclusione forzata ha contribuito a poter dedicare maggiore energia a progetti già avviati.

Quasi tutte le band propongono dirette live sui propri canali social e interazioni virtuali, ma l’Italia è ancora lontana dalla possibilità di Live Streaming, come quello proposto dalla band svedese capitanata da Bjorn Strid, The Night Flight Orchestra, in diretta dal The Tivoli di Helsingborg (Svezia), che ha contato migliaia di partecipanti su Facebook (l’intervista a Bjorn è disponibile su Accesso Riservato). L’intero concerto è visibile sulla pagina Facebook della band e su YouTube.

Un concerto in diretta streaming è il prossimo passo auspicato dai musicisti, come conferma Michele Guaitoli: “Suonare insieme da paesi e città differenti è impossibile e la tecnologia attuale non permette di trovarsi online per suonare assieme con latenze accettabili. Non vediamo l’ora di poter tornare quantomeno a stare assieme tra di noi, per poter trasmettere un concerto in streaming come penso faranno i più non appena ci sarà la possibilità di spostarsi.”

Diciamolo: le alternative messe in atto in questo momento sono dei palliativi, i musicisti vogliono tornare sui palchi, ne hanno bisogno per sostentamento, sia economico che morale. Le tournee cancellate pesano sul cuore, oltre che sul portafoglio, come ci racconta Michele: “Con i Visions of Atlantis siamo dovuti tornare di corsa e con delle spese letteralmente folli dagli Stati Uniti, interrompendo il tour in corso con Dragonforce e Unleash the Archers, ed ovviamente sono stati cancellati i tour di aprile, maggio e tutti i festival estivi”.

È imprudente fare pronostici in tal senso, al momento, quello che possono fare i musicisti è non perdere il loro smalto, proponendo in modo credibile al pubblico di non smettere di seguirli. Una visione ottimistica potrebbe ipotizzare una maggiore partecipazione agli eventi live in futuro, come reazione al periodo di clausura; questo gioverebbe non solo agli artisti, ma a tutti i locali che riapriranno.

Concludo con le parole di Gary D’Eramo (Node): “Credo che in situazioni difficili come questa la creatività sia un’ancora di salvezza fondamentale”. Gary ne ha passate davvero tante in questi venticinque anni di carriera e non sarà certo il Covid a fermare lui e i suoi colleghi. La voglia di fare e ascoltare musica sopravviverà, questa non è un’ipotesi, ma un dato di fatto.

Siate coraggiosi.

La vendetta dei SYNTH. Come Paradiso & co hanno stravolto i gusti degli italiani

di Francesco Bommartini / Cover image di Hugo F.

La partecipazione degli Ex-Otago alla 69esima edizione del Festival di Sanremo era stata rivelatoria. I genovesi sono infatti gli artefici, insieme a I Cani e Lo Stato Sociale, del pop elettronico che negli ultimi anni si è impadronito dell’attenzione dell’Italia che ascolta, anche distrattamente, musica. In barba al rock più aggressivo de I Ministri, Il Teatro degli
Orrori
e Fast Animals and Slow Kids. Tutti gruppi che, insieme a The Zen Circus, continuano ad avere un ottimo riscontro (con I Ministri reduci dal discreto Fidatevi), ma che non raggiungono le vette di ascolti del nuovo che avanza (come invece avveniva quando ho scritto Riserva Indipendente). In particolare di Liberato, Gazzelle, Carl Brave x Franco 126, lemandorle, Galeffi, Pop-X. Artisti che entrano più nelle classifiche di ascolto digitali (Spotify, Deezer) che in quella stilata dalla Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana). Una massiccia presenza negli attuali gusti degli
italiani che sa di lavoro in cameretta e successiva legittimazione, di rivincita dei nerd che improvvisamente divengono appetibili.

Storie di voci filtrate e basi in cui synth e tastiere sono preponderanti e disegnano melodie semplici ma catchy. Di canzoni in cui gli strumenti classici del rock (chitarra, basso, batteria) giocano spesso un ruolo secondario. Distantissime, quindi, dai dettami del rock anni ’90, che in Italia è stato vivacizzato dalla profondità alternativa degli Afterhours, dalla veemenza dei Verdena e dalla visione più pop dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Anche se, sempre in quel periodo, un certo utilizzo delle tastiere era stato perpetrato anche dai Subsonica. Il gruppo torinese è riuscito a far
ballare migliaia di italiani usando i synth per vestire brani già solidi. Un approccio diverso rispetto a quello dei coetanei Bluvertigo, più votati alla filosofia che non al ballo.

La voglia di leggerezza dei giovani dopo dieci anni di crisi (economica; di valori; della fisicità, anche discografica) è grande. Così, alle invettive de I Ministri ed all’impegno testuale di Pierpaolo Capovilla, i ragazzi, che dettano i trend musicali, prediligono le ballate synthetiche in napoletano di Liberato (il singolo Tu t’e scurdat ‘e me ha ampiamente superato i 23
milioni di contatti su Spotify), la voce filtrata ed i mid-tempo di Gazzelle, gli
sbarazzini brani de L’Officina della Camomilla e l’umorismo non propriamente sofisticato dei Pop-X (che nel 2016 hanno pubblicato un album intitolato Lesbianity). O il pop rappato, ma sempre ammorbidito dalle tastiere, di Coez, autore del successo E’ sempre bello, 80 milioni di
ascolti su Spotify.

E’ sempre bello, Coez

Se oggi le radio passano pop elettronico lo dobbiamo certamente alle corazzate I Cani e Lo Stato Sociale, fautori di canzoni che tratteggiano con una certa dose di ironia una Roma vagamente decadente (specie nel Il sorprendente album d’esordio de I Cani) e, nel secondo caso, una visione Bologna-centrica, fatta di slogan che, a volte, raggiungono l’obiettivo (come nel brano Mi sono rotto il cazzo). Ma la vera sterzata è stata opera dei Thegiornalisti, che, prima di sciogliersi a settembre dello scorso anno, hanno raggiunto davvero tutti, più di quanto fatto dagli album dei padri putativi di quest’approccio easy electro. Con buona pace di chi etichetta tutto questo movimento con il termine “indiesfiga”.

Nel 2017 i Thegiornalisti hanno piazzato, con il sostegno di Universal, un album vincente ed un singolo killer. Quella Riccione che ha fatto da megafono – con oltre 37 milioni di ascolti su Spotify – a tutto il sottobosco di epigoni. Un brano che ha fatto seguito al quarto disco della band di Tommaso Paradiso, quel Completamente Sold Out dal titolo provvidenziale, visti i pienoni concertistici in mezza Italia, comprese due location di prestigio: il PalaLottomatica di Roma e il Mediolanum Forum di Milano. Un album Disco di Platino. Il loro successo è stato un assist anche per Viito, il cui singolo Bella come Roma ha scalato le classifiche di Spotify.

Ben prima l’etichetta bolognese Garrincha (ho anche partecipato ad un concerto organizzato a Bologna con molte loro band, nel 2017) è stata motore di tutto questo movimento, in cui l’ariosità delle soluzioni armoniche contrasta con arrangiamenti minimal, dettate ad inizio 2000
anche dagli Amari. Lo è da tempi meno sospetti, con L’Orso e L’Officina della Camomilla. E ha portato gli Ex-Otago verso l’album Marassi, quello del pieno e vero successo commerciale. Il loro netto cambio di sound, a favore delle tastiere, è opera soprattutto della produzione di Matteo Cantaluppi, l’architetto del sound di Completamente Sold Out. Ma pure degli album di Edipo, che da oltre un anno sta raccogliendo riscontri con il progetto electro-rap Coma_Cose, forse vero erede del fil-rouge di cui sto scrivendo, in grado di unificare ariosità e cantanto rappato. E ancora del disco Qui ed Ora (Sugar Dischi) del battiatiano Paletti, di M+A, di alcuni singoli di Canova. Tutti lavori in cui l’elettronica easy listening ha un ruolo
importante.

Coma Cose

Canova, poi, è nel roster di Maciste Dischi, etichetta che ha puntato sui brani ammantati di morbide tastiere e synth. Ne fanno parte anche Galeffi, Siberia e Gazzelle. Artisti che fanno storcere il naso a chi ancora crede nelle chitarre trascinante e nelle ritmiche serrate, nei testi profondi e nei live energici. Ma si tratta comunque di corsi e ricorsi storici: quale ultratrentenne non ha avuto da ridire sulla musica che andava per la
maggiore nel suo periodo storico di riferimento? Solo il tempo saprà dirci se quello della generazione musicale The-giornalistica sarà un successo effettivo e valido (come il cantautorato anni ’60, il prog, il punk) o solo un piccolo, grande abbaglio. Senza dimenticare che esiste un’altra elettronica, sempre made in Italy, che interpreta le sfumature provenienti dall’estero ed utilizza l’inglese per esprimersi su tappeti che si avventurano anche nell’ambient. Birthh, Populous, HÅN, Iosonouncane, Giungla,
Godblesscomputers, pur non raggiungendo certi picchi d’ascolto, hanno una dignità artistica. Per non parlare dei rapper (e trapper) che poggiano su una visione synth-centrica come Dark Polo Gang, Rkomi & co.

Ma questa è un’altra storia.

La speranza di 150 persone per un videoclip su HEAL THE WORLD di JACKSON

di Angela Volpe

Inutile dirlo, stiamo attraversando un periodo duro, che mette alla prova tutto il mondo e il singolo individuo. Le restrizioni più difficili da accettare sono quelle che minano il nostro benessere: incontrarsi con gli amici, andare in palestra, al cinema, ai concerti, solo per citarne alcune. Ciò provoca frustrazione, tristezza e senso di isolamento. Per contrastare questo clima di comune afflizione, Miza Productions, un’agenzia musicale di Milano, ha deciso di realizzare un video community sulle note di Heal the world (Michael Jackson).

Il videoclip!

Fabrizio Amilcare, company owner di Miza, ci spiega che nonostante l’impatto Covid sia deleterio sotto l’aspetto lavorativo del settore musicale, passa in secondo piano rispetto alla sofferenza delle persone. “L’idea di questo video è nata di cuore –  ci racconta Fabrizio –  al solo fine di donare un messaggio di speranza e qualche minuto di spensieratezza a chiunque nel mondo”. A darci speranza non è solo il toccante testo di Michael Jackson, ma l’iniziativa stessa, una reazione positiva allo sconforto da parte di una delle categorie più colpite dall’emergenza in atto.

L’interprete protagonista della cover è il cantante Lenny Jay, conosciuto per la sua vocalità straordinariamente vicina a quella del Re del Pop, tanto da essergli valsa il riconoscimento da La Toya Jackson, quintogenita della famiglia Jackson. “Quando abbiamo conosciuto questo artista – racconta Fabrizio – ne siamo rimasti affascinati e abbiamo iniziato a collaborare. Il brano Heal the World si adattava perfettamente allo spirito del messaggio che volevamo trasmettere, il collegamento è stato istantaneo”. Per il video sono state coinvolte più di 150 persone dall’Italia all’India, Brasile, Argentina, Svizzera, Germania e persino Qatar. Hanno partecipato all’iniziativa anche il comico cabarettista Elio Angelini e il tatuatore da primato Alessandro Bonacorsi, in arte Alle Tattoo, vincitore di più di un Guinness World Record. Se c’è una cosa che la musica riesce a fare anche a distanza è proprio questo, dare forza e creare uno spazio di unione.

La produzione di questa nobile iniziativa ha richiesto un duro lavoro, giorni interi di full immersion di raccolta materiale e montaggio video che Miza ha affrontato con ardore, ma non sarà un’esperimento fine a se stesso, come ci spiega Fabrizio: “Questo video è il capostipite di una serie di progetti analoghi che verranno pubblicati su un canale YouTube dedicato”. Come potrete constatare dall’ascolto del brano, il risultato è di ottima qualità e in un mare di proposte che si trovano sul web, spesso deludenti, i contenuti che troveremo su questo canale promettono di essere meritevoli di attenzione.