La musica che gira intorno | Una nuova rassegna con i migliori musicteller al Museo internazionale e biblioteca della musica, Bologna | Fino al 10 giugno 2023

 Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna promuove una nuova rassegna dal titolo La musica che gira intorno. Esperienze d’ascolto, storie di musicisti e mondi musicali ideata per dare spazio ai migliori musicteller (© Federico Sacchi) attualmente in circolazione.
Ma chi è in realtà un narratore musicale?
E cosa fa di diverso da un normale conferenziere?
Per una classica “lezione musicale” sappiamo che bastano un microfono, uno schermo, due casse (possibilmente non ronzanti) e la conoscenza di un tema musicale.
Ma per trascorrere insieme un’ora e mezza ascoltando e parlando di musica in maniera coinvolgente e appassionante, bisogna essere in grado di accompagnare il pubblico in una dimensione diversa, dove competenza, divulgazione e selezione degli ascolti si fondono nella condivisione di un racconto e di un punto di vista particolare, “alto” e “altro” ma accessibile a tutti (anche a chi non ha un background musicale).
E questa è una vera e propria arte che in pochi – sia tra i musicisti che tra gli studiosi – conoscono e padroneggiano.

La rassegna prende il via venerdì 24 marzo con la prima delle quattro narrazioni alla scoperta del jazz curate da Stefano Zenni, docente di Storia del jazz e direttore artistico di Torino Jazz Festival.
Il venerdì successivo, 31 marzo, l’appuntamento è con Federico Sacchi, che si può considerare il vero e proprio inventore di questo genere. La vita e le parole di Martin Luther King saranno intrecciate con i brani e i dischi degli artisti che sono stati ispirati dal suo messaggio rivoluzionario.
Si prosegue con Legature, con cui prende il via la partnership con la Sala della Musica, il percorso espositivo permanente (ospitato negli spazi al secondo piano di Salaborsa) dedicato alla storia della popular music di Bologna dagli anni Quaranta a oggi.
Il racconto di Piero Mioli è incentrato invece sul genio di Maria Callas, la “divina” più “diabolica” della storia dell’opera a 100 anni dalla nascita, mentre Carlo Centemeri farà riscoprire l’esperienza entusiasmante dell’ascolto collettivo della musica su vinile.
Il mese di maggio sarà il momento di Copioni, il mini-ciclo ideato e condotto dal giornalista Francesco Locane su omaggi, citazioni e vere e proprie ruberie nel mondo della musica, e a seguire il focus dedicato ai nuovi sguardi su folklore e musica popolare, che vedrà protagonisti Nico Staiti e la storia della ricostruzione dei due clarinetti Buttafuoco della nostra collezione, e l’incredibile indagine performativa sulle usanze sonore nella cultura rurale romagnola da parte del sound researcher e percussionista Enrico Malatesta.
La rassegna si conclude a giugno con la presentazione del volume di Luca Ciammarughi, che indaga il rapporto tra musica classica e mondo queer e con l’esperimento “oltre i perimetri” dei generi e degli stili musicali di Particolari Universali.
Insomma, 18 appuntamenti per un modo nuovo, immersivo, accessibile, spettacolare, coinvolgente di narrare e vivere la musica (o meglio – tutte – le musiche).
L’ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito fino a esaurimento posti disponibili.

Programma

Venerdì 24 marzo ore 18.00
Tra classica e jazzLa Rhapsody in Blue di George Gershwin
narrazione musicale con Stefano Zenni
Era il 12 febbraio 1924 quando la Rhapsody in Blue venne presentata a New York.
Da quel momento il capolavoro di Gershwin ha conquistato un pubblico sempre più vasto, imponendosi come una delle opere più popolari, influenti e imitate della musica contemporanea. Partendo dalla genesi dell’opera, viaggeremo nota per nota tra i ritmi, le melodie e le forme per ricomporre quell’affresco immortale che fonde la frenesia urbana con la malinconia blues.

Venerdì 31 marzo ore 18.00
Inspired by The King
La colonna sonora del sogno di Martin Luther King

esperienza d’ascolto con Federico Sacchi
in collaborazione con Fondazione Entroterre e Circolo dei Lettori di Torino
La vita e le parole di Martin Luther King Jr.  sono state fonte di ispirazione per generazioni di musicisti. Ovviamente tutte le forme di Black Music sono rappresentate: dal gospel al blues, dal soul al funk, passando per il Jazz, il Reggae e l’Hip-Hop. Ci sono brani di folk, pop, country, beat, rock e easy listening. Sulla figura di King hanno scritto sinfonie, musical e suite orchestrali, addirittura canzoni di Dance, Techno, Punk ed Heavy Metal.
Brani più o meno noti che negli anni hanno contribuito a rendere il Dr. King un’icona pop, facendolo conoscere alle nuove generazioni e moltiplicando così in modo esponenziale la portata del suo messaggio. Perché la strada da percorrere per realizzare completamente quel sogno è ancora molto lunga…

Sabato 1 aprile ore 15.00 – Sala della musica (Sala Borsa, II piano)
Legature | It-a-ca
La letteratura nelle canzoni bolognesi
narrazione musicale con Riccardo Negrelli
I testi musicali sono una delle forme espressive della poesia, ormai universalmente riconosciuti nella loro profondità introspettiva, che esplora ogni ambito della condizione umana. Ma quali libri hanno suggerito canzoni e quali versi hanno guidato l’ispirazione musicale degli autori bolognesi? Omero, Ungaretti, Pasolini, Roversi sono solo alcuni riferimenti di cui parlerà Riccardo Negrelli nel primo incontro alla Sala della Musica, in un orizzonte dolce e burrascoso, istintivo e consapevole e potenzialmente infinito.

Sabato 1 aprile ore 17.30
Divina o Diabolica?
Maria Callas nel centenario della nascita
narrazione musicale con Piero Mioli
Greca nata a New York ma italiana di musicalità, Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou – in arte Maria Callas – col suo canto ha segnato un’epoca: per una (scarsa) ventina d’anni ha eseguito tutti i repertori possibili, da Gluck a Wagner, dal soprano leggero al drammatico, dal Romanticismo di Bellini al Verismo di Giordano.
E come mai, a 100 anni dalla nascita, l’arte di Maria Callas gode ancora di una vastissima e crescente fortuna? Attraverso la vita, il repertorio, la colleganza (maschile e femminile), le registrazioni e la sua eredità andremo alla ricerca dell’essenzialità di Maria. Quella per cui è stata definita “divina” una cantante d’opera specialista di personaggi come la Medea di Euripide/Cherubini/Pasolini, ma anche Norma, Lucia, Violetta, Gioconda, Tosca, fino alla sua incredibile Sonnambula: svantaggiata da un colore di voce inadatto, è diventata e rimasta la migliore. Questi i pilastri della folgorante carriera, amata e odiata, così come quasi tutti i suoi personaggi: drammaticissimi, quasi borderline, “diabolici” appunto.

Mercoledì 5 aprile ore 18.00
Quel certo swing
Come e perché il jazz ci fa danzare e dondolare
narrazione musicale con Stefano Zenni
Il jazz fa ballare, battere i piedi, oscillare i corpi. I musicisti esprimono un peculiare modo di stare sul tempo e trattare il ritmo, e quando il ritmo funziona, siamo eccitati, rilassati e proviamo un piacere speciale.
Ma lo swing solleva molte domande: come funziona esattamente? Ha origine in altre culture e musiche? Ne esiste un solo tipo? E come si fraseggia il jazz?
Per fortuna Stefano Zenni ha le risposte a queste e molte altre domande, per cui mettetevi comodi per un viaggio rilassato tra stili musicali, antropologia e neuroscienze.

Mercoledì 19 aprile ore 18.00
Dischi volanti
Un secolo in vinile
esperienza d’ascolto con Carlo Centemeri
Carlo Centemeri smetterà per qualche giorno i suoi panni di “voce della musica classica” di Radio Marconi e, nel primo dei suoi due appuntamenti, ci porterà in giro per il Novecento tramite una serie di ascolti paralleli condotti rigorosamente da dischi in vinile: da Britten a Bob Dylan, da Schoenberg agli Inti Illimani, dai Dead Kennedys a Šostakovič per ripensare i momenti più salienti degli ultimi cento anni e nel contempo rivivere l’esperienza entusiasmante nell’ascolto collettivo della musica su vinile.

Sabato 22 aprile ore 15.00 – Sala della musica (Sala Borsa, II piano)
Legature Il timbro
La nuova dimensione d’ascolto del ‘900
narrazione musicale con Riccardo Negrelli
Ha rivoluzionato il concetto di arrangiamento, contribuito a scavare il solco tra punk e new wave, fatto evolvere l’orchestrazione nell’immaginario etereo di un synth.
Ma il timbro è l’oggetto musicale più difficile da definire: plasmando il suono oltre l’altezza e la durata, permette ad una nota, melodia o accordo di offrire sfumature sempre nuove, determinanti per il messaggio, lo stile e l’interpretazione musicale.
E per questo è il parametro musicale che forse più ha contribuito all’evoluzione musicale del ‘900.

Venerdì 28 aprile ore 18.00
Dischi da museo
Alla scoperta della collezione discografica del Museo della Musica
esperienza d’ascolto con Carlo Centemeri
Il Museo della Musica ha una ricca ma misconosciuta collezione discografica. In attesa di terminarne l’inventariazione, abbiamo messo le oltre 7.500 lacche e vinili a disposizione di Carlo Centemeri, che ci guiderà all’ascolto delle incisioni originali di Stravinskij e Honegger che dirigono se stessi, di Chopin suonato da Cortot, del Parsifal di Furtwängler e ancora Toscanini con la New York Philarmonic Orchestra, il “giovanetto” (sic!) Yehudi Mehunin e Rachmaninov dal vivo, fino agli inediti master respighiani (con dedica alla moglie Elsa).

Venerdì 5 maggio ore 18.00
Il jazz e la guerra
L’incredibile storia dei V- Disc
narrazione musicale con Stefano Zenni
La seconda guerra mondiale ha segnato una profonda trasformazione del nostro tempo, e il jazz non ne è stato immune. Tutta una serie di forze storiche e sociali hanno plasmato i contenuti della musica: dagli scioperi discografici al razionamento di materie prime, dal reclutamento dei soldati/musicisti alla propaganda.
La storia dei V-Disc, che ha interessato soprattutto l’Europa, ne è la sintesi più affascinante e sorprendente e permette di ascoltare splendida musica in tempo di guerra.

Sabato 6 maggio ore 15.00 –Sala della musica (Sala Borsa, II piano)
Legature | La radio a Bologna
Breve storia delle radio libere
narrazione musicale con Riccardo Negrelli
Non tutti sanno che la radio libera ha emesso le prime frequenze in Italia il 23 novembre 1974, diffuse da una roulotte piazzata sul Colle dell’Osservanza.
Ma quasi subito la prima provocazione si trasforma in un laboratorio comunicativo fatto di microfoni, giradischi e mixer che dissolvono i confini, creano confronti, sperimentazioni e sogni. Tra i suoi protagonisti dietro le quinte ci sono tantissimi artisti, con storie inedite, a volte rocambolesche, ma assolutamente da riscoprire, per costruire una storia ampia ed eterogenea degli “intrecci di onde” degli anni 70.

Venerdì 19 maggio ore 18.00
Legature | Buttafuoco (?)
Come si “ricostruisce” la musica
esperienza d’ascolto con Nico Staiti
live Rosario Altadonna e Giuseppe Roberto (flauti pastorali e zampogne)
in collaborazione con La Soffitta
I nostri due doppi clarinetti (sinora denominati Buttafuoco e mai esposti) sono strumenti di difficile datazione apparentati ad altri strumenti bicalami attestati nelle tradizioni pastorali italiane.
Da poco ricostruiti dal costruttore di zampogne messinese Rosario Altadonna, saranno illustrati dall’etnomusicologo Nico Staiti e le loro sonorità verranno sperimentate dal vivo da parte dello stesso Altadonna e di Giuseppe Roberto, che eseguiranno anche repertori tradizionali per sordellina, zampogna a paro e doppi flauti.

Sabato 20 maggio ore 15.00 – Sala della musica (Sala Borsa, II piano)
Legature | Dal Museo alla Sala della Musica
narrazione musicale con Riccardo Negrelli
Quali sono le connessioni tra due riferimenti così importanti per la narrazione della musica in città? Quale continuità lega la popular music al proprio passato?
Una suggestiva passeggiata a partire dalla Sala della Musica in Sala Borsa fino al museo in strada Maggiore per indagare se è possibile tracciare un filo di continuità e dialogo attraverso il tempo tra due luoghi che raccontano diverse sfumature della storia musicale in città.

Sabato 20 maggio ore 17.30
Copioni #1
Omaggi, citazioni e vere e proprie ruberie nel mondo della musica “classica”
narrazione musicale con Francesco Locane
La storia della musica è colma di ricorrenze, assonanze e talvolta copiature vere e proprie. Più che indignarci nel cogliere i compositori con le mani nel sacco, cercheremo di considerare la musica come un flusso senza soluzioni di continuità tra periodi e stili anche lontanissimi tra loro. Nel primo appuntamento, grazie ad ascolti e proiezioni, passeremo dalla musica antica al ‘900, dalla sinfonia all’opera lirica, scoprendo alcuni lati poco noti di pagine più o meno famose di giganti come Mozart, Beethoven e Puccini.

Venerdì 26 maggio ore 18.00
E Sôna
Folklore, memoria e musica contemporanea
esperienza d’ascolto con Enrico Malatesta
in collaborazione con MET – Museo Etnografico degli Usi e Costumi della Gente di Romagna
E Sôna (“lui suona” in dialetto romagnolo) è il nuovo progetto performativo del percussionista e sound researcher Enrico Malatesta, che – utilizzando i linguaggi delle performing arts e della sperimentazione – cerca di restituire vitalità alla memoria popolare e al potenziale delle usanze sonore nel contesto contemporaneo.
La ricerca è basata sulla “Cavéja dagli anëll”, strumento/arnese sonoro a scuotimento, dotato di anelli di metallo intonati, utilizzato nel lavoro agricolo e in pratiche polifunzionali rituali, e sul brontide (in inglese skyquake), fenomeno acustico inspiegato, simile al rumore di una frana o di un’esplosione in cielo, di cui si è persa memoria.

Sabato 27 maggio ore 17.30
Copioni #2
Omaggi, citazioni e vere e proprie ruberie tra classica e pop
narrazione musicale con Francesco Locane
In questo secondo appuntamento il giornalista Francesco Locane si sposta sui rapporti tra musica colta e popolare, trovando nuovi collegamenti tra personaggi e lavori apparentemente distanti tra loro, passando dalla lirica al singolo da classifica.
Attraverso una selezione di brani e di immagini, tra ricorrenze, assonanze e talvolta copiature vere e proprie, si scoprirà il fil rouge che lega personaggi quali Muzio Clementi e Ivan Graziani, Giuseppe Verdi e Keith Emerson, Sting e Sergej Prokof’ev.

Mercoledì 31 maggio ore 18.00
Niger Mambo
Le molte Afriche del jazz
narrazione musicale con Stefano Zenni
Gli sguardi del jazz sull’Africa sono molteplici, e la presenza del jazz in Africa è un realtà complessa e multiforme. Dal continente immaginato a quello reale, dalle influenze transatlantiche in entrambi i sensi alle storie di esilio, dalle sperimentazioni alla tradizione, esistono molte Afriche legate al jazz.
L’ultima narrazione musicale di Stefano Zenni è un vero e proprio viaggio tra le due sponde dell’oceano che ci farà scoprire la varietà e la bellezza di queste musiche.

Sabato 3 giugno ore 17.30

Non tocchiamo questo tasto
Musica classica e mondo queer
narrazione musicale con Luca Ciammarughi (pianoforte)
in collaborazione con Various Voices 2023
“Perché dovrebbero interessarmi i gusti sessuali di un compositore?”
Ecco quale potrebbe essere la prima reazione di fronte a uno studio che affronta il tema LGBTQ dal punto di vista della musica classica.
Questo libro sfida decenni di divulgazione eteronormativa, getta una luce sugli aspetti censurati o edulcorati di compositori e compositrici, che oggi potremmo annoverare nell’ambito queer, secondo l’ipotesi critica che conoscerli più a fondo sia indispensabile per comprendere meglio la loro arte.
Dalle antiche tracce del periodo barocco al ‘900 “liberato” di John Cage e Leonard Bernstein, passando per le tempeste romantiche e i turbamenti fin de siècle: una appassionante galleria di personaggi, squarci di vita e atmosfere che, senza cedere al gossip, offrono al lettore prospettive inedite sulla storia culturale dell’Occidente e, al musicofilo, strumenti nuovi per un’esperienza di ascolto più consapevole.

Sabato 10 giugno ore 17.30
Legature Particolari universali
Musica oltre i perimetri
esperienza d’ascolto con Riccardo Negrelli
live Valentina Mattarozzi (voce) Fabio Galliani (ocarina e flauti globulari) Gabriele Scopa (batteria)
La musica è un linguaggio universale oppure è specchio del tempo, delle culture, dei territori e delle contraddizioni umane, sfuggendo a qualsiasi definizione assoluta?
A cercare un’impossibile risposta ad un quesito tanto ancestrale quanto abusato, la narrazione condotta da Riccardo Negrelli, in cui i musicisti coinvolti, lontanissimi tra loro per estrazione, età, disciplina ed impegno artistico, daranno corpo ad un’esperienza d’ascolto unica: un labirinto performativo in cui esplorare le possibilità di contaminazione stilistica, linguistica, espressiva e produttiva tra blues, avanguardia e contemporanea.

Ingresso
gratuito fino a esaurimento posti disponibili

Prenotazioni
È possibile prenotare l’ingresso gratuito:
– presso il bookshop del Museo della Musica nei giorni e orari di apertura
– on line su www.museibologna.it/musica.
Le prenotazioni sono valide fino all’orario di inizio dell’evento, gli ingressi non ritirati verranno messi nuovamente a disposizione del pubblico
Nel caso in cui non sia possibile partecipare, si richiede cortesemente di annullare la prenotazione:
– direttamente online su eventbrite.it
– scrivendo a prenotazionimuseomusica@comune.bologna.it
– telefonando al numero 051 2757711 nei giorni e orari di apertura.

Informazioni
Museo internazionale e biblioteca della musica
Strada Maggiore 34 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 2757711
museomusica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/musica
Facebook: Museo internazionale e biblioteca della musica
YouTube: MuseoMusicaBologna

Orari di apertura
martedì, mercoledì, giovedì h 11.00-13.30 / 14.30-18.30
venerdì h 10.00-13.30 / 14.30-19.00
sabato, domenica, festivi h 10.00-19.00
lunedì chiuso

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

VORREI BASTASSE: il nuovo album di GIOVANNI BAGLIONI

Sarà disponibile dal 24 marzo  nei negozi tradizionali e negli store digitali in formato cd e vinile  “Vorrei bastasse” (G.Baglioni/Self), il nuovo disco di Giovanni Baglioni, artista fra più i originali nel panorama italiano della chitarra acustica contemporanea solista.

“Vorrei bastasse” arriva a più di 10 anni di distanza dal precedente disco “Anima Meccanica” e contiene otto brani inediti nei quali Giovanni Baglioni conferma un estro compositivo peculiare, accompagnato da una padronanza tecnica affinata attraverso il suo percorso di esecutore e compositore.

Vorrei bastasse”, fin dalla scelta del titolo, è testimonianza di un sentimento di inquietudine che ha accompagnato l’artista. Da un lato il peso delle aspettative che ha percepito e che lo hanno a tratti scoraggiato e fatto dubitare della scelta del proprio percorso di vita. Dall’altro il malcontento e l’amarezza per un mondo che sembra interessarsi sempre meno all’essenza in favore dell’apparenza, che brama i personaggi perché la musica sembra bastare sempre meno. Questa lotta emotiva si è risolta così come lui stesso racconta: «“Vorrei bastasse” è un atto liberatorio, col tempo ho dovuto riconoscere che la musica è il linguaggio che più mi parla e mi emoziona; ho tentato più volte di allontanarla ma alla fine ha vinto lei, e mi sono dovuto dolcemente arrendere al fatto che sia la mia strada»

Nella copertina del disco, realizzata da Alessandro Dobici, è rappresentato il rapporto che l’artista vuole instaurare col pubblico: in contrasto con un mondo che sgomita per manifestare la propria presenza, egli si offre al mare come un messaggio in bottiglia che chiunque può scegliere di raccogliere e accogliere, senza che sia esso ad imporsi. «Vorrei bastasse la musica, perché già nella sola musica c’è tanta passione, dedizione, impegno».

Il disco è accompagnato dall’uscita in radio del brano “Emisferi” che ha la peculiarità di essere eseguito chitarra e pianoforte in simultanea. Come racconta Giovanni: «La ricerca tecnica può essere un percorso molto stimolante che però rischia di trascinare in un vortice che allontana dalla centralità del discorso musicale, diventando essa più il fine che il mezzo. In questo caso l’idea di utilizzare due strumenti è nata dalla sfida di suonare con una mano sola con la tecnica del tapping una parte pensata inizialmente per due mani. Il risultato è una sorta di dialogo fra i due strumenti che inizia curioso e guardingo, si infittisce e si anima nella parte centrale per poi acquietarsi e rarefarsi nel finale». Il singolo è accompagnato da un videoclip di grande impatto che evidenzia anche visivamente la padronanza tecnica di Giovanni nell’alternare e fondere l’utilizzo dei due strumenti.

Questa la track list del disco: “Tea Lemon Mummy”, “Toro Seduto Ascendente Leone”, “Miraggio”, “Roots”, “Il Giro del Giorno in 80 Mondi”, “SkArpeggio”, “Il Rischio dell’Emozione”, “Emisferi”.

Biografia

sorprendente talento della chitarra acustica contemporanea

Giovanni Baglioni è uno dei nomi più interessanti ed originali nel panorama della chitarra acustica solista contemporanea. Virtuoso dello strumento, si approccia alla chitarra in maniera spettacolare spaziando dal sapiente utilizzo del tapping, all’impiego di accordature alternative, agli armonici artificiali, all’utilizzo percussivo dello strumento, e ad una minuziosa ricerca polifonica e timbrica.

A partire dal 2006 ha iniziato ad esibirsi dal vivo attingendo al repertorio di importanti esponenti della chitarra acustica solista quali Tommy EmmanuelMichael HedgesPierre BensusanErik MongrainPreston Reed, Andy McKee, Maneli Jamal, Justin King e conquistando presto un proprio appuntamento fisso nello storico The Place di Roma.

Ha partecipato ai più importanti festival italiani di chitarra acustica (Soave, Sarzana) e al Canadian Guitar Festival.

Nel 2009 ha pubblicato il suo primo disco dal titolo Anima Meccanica, cui hanno fatto seguito diversi tour di successo e grande consenso sul territorio italiano.

Si è esibito in numerosi concerti da solista in locali, teatri, auditorium, jazz club tra i più prestigiosi (Blue Notedi Milano, Salone MargheritaAlexanderplatz a Roma, FolkClub di Torino, teatro Geox di Padova).

Ha collaborato in diversi progetti musicali con importanti artisti: guest star di Mario Biondi nel disco If, e in “Spazio Tempo Tour”;ospite solista e arrangiatore in numerosi tour di Claudio Baglioni; ha incrociato la chitarra con il sassofono di Stefano Di Battista;ha registratoun proprio brano con il pluripremiato chitarrista classico Flavio Sala nel disco “De la Buena Onda”.Ha partecipato al progetto Da Manhattan a Cefalù del pianista jazz Santi Scarcella.Ha condiviso il palco con Nicola PiovaniSimone CristicchiMario VenutiPier CorteseFilippo Graziani.

Ha intrecciato la sua musica anche con altre forme d’arte, il teatro, la danza, la scrittura fra i quali: lo spettacolo Tra Schiaffo e Carezza – intrecci di parole e musica con il compianto scrittore Pino Roveredo, il progetto Arrivederci Fratello Mare di Erri De Luca, lo spettacolo METAmorfosi, commistione di arti, con Vinicio Marchioni e Walter Savelli, lo spettacolo Note di Cioccolata con Paolo Triestino.

È attualmente in uscita il suo ultimo lavoro discografico Vorrei Bastasse che ha richiesto un lungo periodo di riflessione e gestazione. 

Facebook: GiovanniBaglioni82

Instagram: giovanni.baglioni.official

Twitter: @gbaglioni

YouTube: @GiovanniBaglioniOfficial

Fuori DIDJIN BEAT di Muela

DIDJIN BEAT è il nuovo album di Christian Muela, disponibile in digitale dal 10 marzo e su supporto fisico da fine marzo. Si tratta del secondo album di musica elettronica in cui il didgeridoo evoca atmosfere urban tipiche del trip hop, Dub e techno.
Il disco continua il percorso narrativo iniziato con il prequel OFFLINE, riproponendo nuovi arrangiamenti e brani, tra i quali YOURSELF, brano che ha anticipato l’uscita del disco.

ASCOLTA IL DISCO: https://bfan.link/didjin-beat

Il carattere delle nuove produzioni di KEEP ON DIDJIN Records, collana di FREECOM dedicata alla didjeridoo music in ambienti collegati all’elettronica e world music, pone l’accento sulla tribalità urbana che ha radici in culture antiche e sciamaniche.

Questi mondi sono rievocati attraverso ricostruzioni digitali e rievocazioni sonore che il disco DIDJIN BEAT riproduce in una sinergia tra sintesi elettronica e voce ritmica del didgeridoo.
Le ispirazioni del disco derivano da una rivisitazione delle sonorità anni 90 di generi musicali vicini alla controcultura dei rave party e club underground.

DIDJIN BEAT si ispira anche alla cultura del tempo del sogno suggerendo una nuova idea del tempo del sogno in uno spazio intimo e iperconnesso.
I brani sono presentati in forma canzone, senza testo ma groove e vocalizzi armonici.

È online il video del primo singolo, “YOURSELF”, opera visiva che rappresenta le struttura timbriche e temporali che hanno ispirato la produzione di quest’album dalle forti influenze anni 90 del Trip hop, Dub e techno.

THE LAST DROP OF BLOOD: “Blood Everywhere”feat. Andrea Chimentiè il nuovo singolo che annuncia “Season II”Prodotto da Shawn Lee

E’ disponibile da oggi negli store digitali il nuovo singolo “Blood Everywhere” della desert band The Last Drop of Blood. Il singolo annuncia l’imminente uscita di “Season II”, il secondo capitolo del progetto dopo l’omonimo esordio del 2018. 

Torna l’America desertica e gotica dei The Last Drop of Blood con “Blood Everywhere” prodotto, come l’intero album,  dal musicista americano di culto Shawn Lee (celebre per aver lavorato con artisti del calibro di Jeff Buckley ed Amy Winehouse). Ad impreziosire il brano la partecipazione prestigiosa di Andrea Chimenti.

La band fornisce un immaginario unico con artwork e video d’eccellenza ed intende la propria musica come colonna sonora di una serie televisiva: «Ogni serie che si rispetti ha bisogno di un suo tema iniziale e questo è “Blood Everywhere”. Costruito attorno ad un tema di pianoforte cupo e ipnotico, è un brano che musicalmente anticipa l’atmosfera dell’intero disco: cinematografica, minacciosa e densa di mistero».

Il disco uscirà il prossimo 28 aprile 2023 per Vrec /Audioglobe su CDLP e nel formato FONOSTAMPA: una vera e propria stampa d’arte su carta Mohawk 324 grammi con un’illustrazione originale e il QR code per scaricare l’audio in alta qualità in tiratura limitata.

The Last Drop of Blood attualmente sono composti da Francesco Cappiotti (chitarre e illustrazioni grafiche), Carlo Cappiotti (voce), Chris Meggiolaro (basso), Claudia or Die (sintetizzatori) e Michele Martinelli (chitarre). Alle registrazioni hanno partecipato anche Simone Marchioretti (batteria) e Andrea Ferigo (chitarre). Hanno all’attivo l’album omonimo d’esordio “The Last Drop of Blood” (Vrec, 2018) da cui è stato estratto il singoli e video “Thorn” a cui seguirà “Season II” in uscita ad Aprile 2023. Entrambi i dischi sono prodotti artisticamente da Shawn Lee.

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“L’ANELLO DI BINDI – Canzoni e cultura omosessuale in Italia dal 1960 a oggi” di Ferdinando Molteni

Il 1961 di Umberto Bindi e il 2010 di Tiziano Ferro rappresentano, pur nelle loro differenze, due spartiacque. La “confessione” del grande artista spiazza tutti. Ecco, dunque, imporsi da un lato l’indifferenza al fenomeno mondiale gay, dall’altro il gioco, la moda. C’è un prima e un dopo. E tanto in mezzo.

Non tutto ciò che è accaduto nella lunga strada dell’emancipazione omosessuale, accompagnata dalle canzoni, è coerente, bello, convincente. Ma tant’è,almeno in Italia, e questo libro ne ripercorre la storia.Umberto Bindi fu crocifisso a Sanremo e, a quella croce, è rimasto appeso per anni, fino alla morte.

Oggi Sanremo ospita decine di artisti che con l’estetica gay giocano, talvolta in modo parodistico e, senza neppure rendersene conto, sbeffeggiano e umiliano quanti hanno lottato perché le loro paillettes fossero bene accette sul palcoscenico più reazionario e retrivo d’Italia.

Qui troviamo innumerevoli canzoni che a vario titolo – anche attraverso l’ironia –sono legate al tema dell’omosessualità, interpretate da artisti che nei loro diversi approcci hanno raccontato questo mondo.

Ivan Cattaneo, Gian Pieretti, Alfredo Cohen, Gianna Nannini, nonché gli imperscrutabili Renato Zero e Lucio Dalla, i dissacranti Skiantos ed Elio e Le Storie Tese:un pugno di nomi tra i molti citati, alcuni dei quali assurti a icone gay come Raffaella Carrà.

Questo libro vuol essere un doveroso omaggio a Umberto Bindi.
FERDINANDO MOLTENI: giornalista professionista e saggista, ha lavorato per “La Stampa”, “Il Secolo XIX”, “Il Foglio”, “Diario”e molte altre testate. Si occupa, da diversi anni, di canzone d’autore italiana. Ha tenuto e tiene seminari e conferenze in università e istituzioni italiane e internazionali come Università di Genova, New York University, Stony Brook University NY, Saint Joseph’s University in Philadelphia, University of Illinois in Urbana-Champaign, Lycée du Parc Imperial a Nice (Francia), nella Repubblica Ceca (Istituto italianodi cultura di Praga e università di Olomuc, Ceske Budejovice, Opava), e poi Svizzera, Argentina, Uruguay.Ha scritto Controsole. Fabrizio De André e Crêuza de mä (Arcana, Roma 2011), L’ultimo giorno di Luigi Tenco (Giunti, Firenze 2015), Banana Republic 1979 – Dalla, De Gregori e il tour della svolta (Vololibero, 2019).

CLAUDIO ORFEI PRESENTA LIVE IL SUO “MY WONDERLAND”: 17 marzo al teatro Eduardo De Filippo di Roma

Il cantautore e compositore romano Claudio Orfei presenta dal vivo il suo primo album, “My Wonderland”, il 17 marzo alle ore 21 a Roma, al teatro Eduardo De Filippo di Officina Pasolinilaboratorio creativo di alta formazione e HUB culturale della Regione Lazio. L’ingresso è gratuito.

Tra musica, chiacchiere, proiezioni, ospiti attesi ed inaspettati, si andrà alla scoperta di “My Wonderland”, un concept album, composto da dieci tracce inedite, che racconta di un viaggio intorno al mondo, tra realtà e fantasia dove si intrecciano otto lingue, diverse culture e vari generi musicali: “il jazz diventa un paio d’occhiali da indossare – spiega Orfei – la world music si trasforma in colori con cui sporcarsi le mani e dipingersi il viso, la canzone d’autore è una rosa che il cantautore coltiva con cura, le cui radici si intrecciano con il contrappunto classico degli archi e il teatro diviene una grande stanza dei giochi in cui creare con libertà e fantasia”.

Dieci tracce in tutto per un album di grande impatto ed eterogeneo per scelta; Orfei, in questa opera, scrive e canta in italiano e inglese, toccando (grazie ad un certosino lavoro di adattamento) anche l’arabo, il francese, il portoghese, lo spagnolo, il romanesco e il napoletano.

Con lui, sul palco una band di musicisti di grande spessore che vede Aidan Zammit: piano, Massimo De Lorenzi: chitarra , Giovanna Famulari: violoncello, Gabriele Coen: clarinetto, Elisabetta Pasquale: contrabbasso e Matteo Di Francesco: batteria, e tre delle grandi ospiti femminili che lo affiancano in questo disco che vuole anche omaggiare la figura della donna, nella musica come nella società: Raffaella Misiti, Raffaela Siniscalchi e Susanna Stivali.

Il concerto sarà introdotto dal giornalista musicale Daniele Sidonio.

CHI E’ CLAUDIO ORFEI

Claudio Orfei, classe 1992, è un cantautore e compositore, nato a Vicovaro, nella provincia di Roma.

Nel suo lavoro mescola passione e ricerca, intrecciando generi e lingue, trattando tematiche sociali e personali che derivano dal suo modo di esplorare e rileggere il mondo.

A sei anni compaiono i primi segni di quella che solo dopo circa un decennio scoprirà essere una rara malattia genetica alla retina che lo porterà a essere ipovedente.

In quel periodo, grazie a una maestra delle scuole elementari, si avvicina al teatro e alla musica, iniziando a studiare e appassionarsi a varie discipline, guidato dall’interesse per la voce.

Durante le scuole medie e il liceo studia canto, pianoforte, teoria e armonia.

Negli anni studia con preziose docenti e voci del panorama internazionale, tra cui Raffaella Misiti, Elisabetta Antonini e Raffaela Siniscalchi, ora colleghe, da cui imparare però ancora molto, con cui condivide il suo primo album “My Wonderland”, insieme ad altre ospiti, signore della canzone e del jazz, come Maria Pia De Vito, Susanna Stivali e Barbara Eramo.

Dopo l’esame di maturità la strada da intraprendere era chiara: nel 2012 è ammesso in Conservatorio, dove approfondisce il suo interesse per lo strumento voce, per la scrittura e la composizione.

Nel 2015 vince la borsa di studio del programma Erasmus che lo porta a Manchester per consolidare la lingua inglese e proseguire i suoi studi musicali alla University of Salford.

Nascono proprio tra quelle strade inglesi alcuni dei brani che si appresta a presentare oggi nel suo primo disco.

Dal 2016 inizia la sua attività di docente di canto e altre discipline musicali in diverse accademie di musica della capitale, dando spazio così alla sua passione per l’insegnamento.

Nel 2018 si aggiudica un banco nella sezione Canzone dell’Officina delle Arti Pierpaolo Pasolini, diretta da Tosca.

E’ laureando presso il corso magistrale del DAMS dell’università di Roma Tre in “Didattica e nuove tecnologie”, con una tesi dedicata alla canzone.

Intanto dall’età di 16 anni porta avanti la sua attività live, in diverse formazioni e progetti, sia come interprete che come cantautore.

Tra le varie esperienze artistiche è stato finalista al Premio nazionale delle Arti con sue composizioni, è stato voce principale nello spettacolo teatrale “Odissey” a Manchester e ha partecipato all’Indigeno Fest 2018.

LINK

Spotify: https://open.spotify.com/artist/17XHbn3BKlPNrXQEvEBgxe?si=Ki_st9akT1ugoIxeZ6TTvw

Instagram: https://www.instagram.com/claudioorfei.music/

Facebook: https://www.facebook.com/ClaudioOrfei.music

Youtube: https://m.youtube.com/@claudioorfei2385

I BOSCHI BRUCIANO disponibile da venerdì 24 marzo

Disponibile da venerdì 24 marzoRISERVE“, il nuovo esplosivo album de I BOSCHI BRUCIANO, fuori per Bianca Dischi e distribuito da Artist FirstRISERVE” èil risultato di un lungo e avvincente lavoro di ricerca sonora, un punto di svolta nello sviluppo del progetto de I BOSCHI BRUCIANO, che rappresenta allo stesso tempo una sintesi del loro percorso musicale e un assaggio del nuovo mix di rock abrasivo ed elettronica.
Anticipato dai singoli IL MIO FUTURO” e “AMERICA“, l’album del pirotecnico power-duo cunese è il nuovo testamento del rock alternativo in 8 tracce, un inno di ribellione generazionale contro la noia, il degrado, le frustrazioni e le ansie dei giovani, incarnato dalla sua focus track SARANNO ALTRI“.

‘RISERVE’ è il nostro secondo album, il primo da quando I Boschi Bruciano sono diventati un duo. Parla di ciò che ci sta a cuore, del mondo che sembra impazzire ogni giorno di più, delle provincie italiane, del rapporto noia/degrado, della necessità di urlare “io esisto!”, per pogare e cantare a squarciagola. Sostanzialmente è un nuovo debutto e noi siamo felici di viverlo come tale. Ha una lunga genesi che va dal primo lockdown del 2020, quando ci siamo chiusi in sala e abbiamo scritto e suonato finché non avevamo più niente da scrivere e da suonare. Nonostante il cambio di formazione e le sfide tecniche che ne conseguono è un disco che ci è uscito davvero naturale, un ideale di scrittura che è rimasto fedele a se stesso in tutte le sue fasi, dai primi provini fino al mastering. Nasce con l’intento di unire un sound rock grezzo da power duo alla vocalità italiana e a sonorità più “moderne” e sperimentali. Sentiamo di aver trovato uno stile che ci calza a pennello e non vediamo l’ora di viverlo live per poi distruggerlo in visione di un nuovo disco.
Ce l’abbiamo messa tutta, speriamo che vi piaccia.”

I BOSCHI BRUCIANO sono la voce arrabbiata, biografica e generazionale di chi si sveglia la mattina frustrato, di chi lotta per rincorrere un sogno, alla ricerca del proprio posto nel mondo.

L’album sarà accompagnato, dall’uscita della focus track “SARANNO ALTRI” e del suo videoclip ufficiale.

TRACKLIST
1. KM ZERO / 2. SARANNO ALTRI / 3. ROSSO / 4. ROCK ‘N’ ROLL / 5. SUPERO OGNI LIMITE / 6. AMERICA / 7. IL MIO FUTURO / 8. ADDIO

CREDITI ALBUM
Musica e testi di Pietro Brero, Vittorio Brero e Michele Guberti.
Prodotto da Michele Guberti.
Suonato e cantato da Pietro Brero e Vittorio Brero.
Registrato presso Natural Head Quarter Studio da Michele Guberti e Il Granaio Studio da Pietro e Vittorio Brero. 
Mixato presso Natural Head Quarter Studio da Michele Guberti. 
Mastering di Andrea De Bernardi a Eleven Mastering Studio. 

I BOSCHI BRUCIANO sono:
Pietro Brero: voci, chitarre e bassi
Vittorio Brero: batteria, percussioni e cori


I Boschi Bruciano
 si formano nel 2018 in un granaio in mezzo ai frutteti nelle campagne di Cuneo dall’idea dei fratelli Pietro e Vittorio Brero con Giulio Morra, tutti poco più che ventenni. 
Nonostante la giovane età dei componenti e grazie all’esperienza live accumulata singolarmente I Boschi Bruciano risultano essere una tra le band più attive della piccola scena musicale cuneese. 
Inizialmente operativi come quartetto I Boschi Bruciano nel 2018 firmano un contratto con Bianca Dischi e registrano a Cagliari il loro album di debutto “Ci Pesava”, pubblicato il 4 ottobre 2019 (distribuzione Artist First). Il disco, prodotto da Paolo Mulas con il mastering di Andrea Suriani, è preceduto dai singoli “Odio” e “Pretese”. Con questa formazione I Boschi Bruciano nell’aprile 2020 pubblicano il singolo “Insieme A Te Sto Bene”, cover di Lucio Battisti; la copertina del singolo è un’illustrazione di Alessandro Baronciani. 
Durante la primavera 2020, in piena emergenza pandemica, I Boschi Bruciano diventano un duo, i fratelli Pietro e Vittorio Brero stravolgono l’assetto della band e decidono di portare avanti il progetto restando in due. Ne conseguono parecchi mesi passati in sala a scrivere e comporre nuove canzoni e a riadattare il vecchio repertorio. A febbraio 2021 si trasferiscono al Natural HeadQuarter di Ferrara e sotto la produzione di Manuele Fusaroli, storico produttore dell’indie-rock italiano, e Michele Guberti registrano il loro nuovo EP contenente due canzoni: l’inedito “Fuoco” e la cover di Cosmo “L’ultima Festa”. L’EP è uscito il 23 aprile via Bianca Dischi / distr. Artist First. 
Tra la fine del 2021 e buona parte del 2022 registrano e producono il loro nuovo album, sempre al Natural HeadQuarter di Ferrara, insieme a Michele Guberti che registra e mixa l’album. Al tempo stesso, durante l’estate del 2022 firmano l’ingresso nel roster di Locusta, storico e importantissimo booking nazionale di area indie-rock. 
Il nuovo disco, intitolato “RISERVE”, anticipato dai singoli “IL MIO FUTURO” “AMERICA”, verrà pubblicato venerdì 24 marzo 2023 sempre per l’etichetta Bianca Dischi, distribuito da Artist First.

https://www.instagram.com/iboschibruciano/

UN MONDO PERFETTO: IL BRANO CHE ANTICIPA IL NUOVO ALBUM DI INEDITI DI THE NIRO

Esce il 17 marzo 2023, Un mondo perfetto, la nuova canzone di The Niro che anticipa l’omonimo album in arrivo a maggio per l’etichetta Esordisco.

A distanza di nove anni dal precedente album di inediti, e a quattro da The Complete Jeff Buckey and Gary Lucas Songbook (l’album che riunisce i 12 brani scritti a 4 mani da Jeff Buckey e dal chitarrista americano Gary Lucas, compresi 5 inediti), il cantautore romano torna con un nuovo lavoro, intimo ed emozionante, interamente cantato in italiano.

Preordina/Ascolta il brano sui digital store: https://bfan.link/un-mondo-perfetto

«Il brano racconta un incontro e la sua lenta trasformazione in uno scontro – dice The Niro. Dal “tutto è possibile” al “niente è possibile”; un riassunto di pochi minuti di una vita che sembra una riproposizione di tante altre storie vissute. Lo specchio di un’epoca in cui ci si sente meno responsabilizzati a capirsi e allo scegliere altre strade, alla ricerca di altri Mondi Perfetti».

Un andamento ritmico incalzante e ipnotico, tessiture armoniche che mescolano sapientemente strumenti acustici ed elettronici su ammalianti tappeti d’archi sostengono la superlativa vocalità di The Niro, che si muove senza sforzo attraverso una linea melodica avvincente, passando da bassi profondi a tonalità acute audaci, senza mai perdere in incisività e forza.

CREDITI

Testo e musica: The Niro

The Niro: voce, chitarra, basso, batteria, piano, percussioni, keyboard, cori

Roberto Procaccini: archi, synth

Produttori esecutivi: Pierre Ruiz e Paola Cimino

Prodotto da The Niro e Roberto Procaccini 

Arrangiamento: Roberto Procaccini e The Niro

Mix: Francesco Lo Cascio

Mastering: Giovanni Versari

Organizzazione e Ufficio stampa: Chiara Giorgi 

Progetto grafico: Cristian D’Aloia

Foto copertina: Paolo Soriani

BIO THE NIRO

Davide Combusti, in arte The Niro, ha all’attivo tre album usciti per la Universal: The Niro (2008), Best Wishes (2010) e 1969 (2014) mentre l’album del 2012 The Ship è stato pubblicato da Viceversa Records e distribuito da Emi. Proprio 1969 si distingue dalle precedenti opere per essere interamente scritto e cantato in italiano, come la sua title track presentata nella sezione Nuove proposte del 64° Festival di Sanremo. 

Molti i colleghi illustri che chiamano The Niro ad aprire i loro concerti. Tra i tanti Deep Purple, Amy Winehouse, Tom Hingley, leader degli Inspiral Carpets e Lou Barlow dei Dinosaur jr, Carmen Consoli, Isobel Campbell, Chris Leo, Gabriella Cilmi, One Republic, Afterhours, Caparezza, Malika Ayane. Apprezzato anche all’estero, si esibisce soprattutto tra Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Nel 2019 The Niro viene chiamato da Gary Lucas per realizzare ‘The Complete Jeff Buckley and Gary Lucas Songbook’, album acclamato dalla critica contenente alcuni brani inediti nati dalla collaborazione dei due artisti americani. L’album, presentato in anteprima al The Cutting Room di New York, è entrato nella cinquina delle Targhe Tenco 2020 nella sezione ‘Album Interprete’.

Negli ultimi tempi, The Niro ha iniziato ad illustrare i suoi pensieri utilizzando il moniker “IllustriIllustrazioni”, facendo uso solamente di pennarelli Uniposca bianchi e neri su cartoncino nero. L’interpretazione di The Niro è a mano libera, istintiva e imperfetta, ma dalla forte identità.

The Niro è tra gli attori de Il primo giorno della mia vita, il nuovo film di Paolo Genovese, uscito nelle sale il 26 gennaio 2023.

Il nuovo album uscirà a maggio 2023, anticipato dalla title track Un mondo perfetto.

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Kety Fusco: “THE HARP, Chapter I”, in uscita oggi 3 marzo, è il primo capitolo di una trilogia che rivoluziona l’arpa classica

Kety Fusco: THE HARP, Chapter I è il nuovo album sperimentale in uscita oggi 3 marzo 2023 per Floating Notes Records, primo capitolo di una trilogia che rivoluziona l’arpa classica; stasera in concerto sold out alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra

THE HARP, Chapter I è la prima parte del nuovo progetto THE HARP della rivoluzionaria arpista Kety Fusco, in uscita in vinile e su tutte le piattaforme digitali oggi 3 marzo 2023 per l’etichetta Floating Notes Records, tra sound post-classico, elettronica e sperimentazione. THE HARP, Chapter I è un album costituito da un’unica traccia di diciannove minuti di durata, anticipato dagli estratti 2072 e STARLESS.

Fusco descrive THE HARP, Chapter I come un’esperienza, nello specifico l’esperienza di un viaggio che inizia con il crine che sfrega sulle corde dell’arpa e termina, per il momento, con suoni controversi e un incessante battito di grida all’interno della cassa armonica.

Tutti i suoni riscontrabili nel lavoro sono ottenuti da un’arpa classica, un’arpa in legno da ottanta chili, un’arpa elettrica in carbonio e manipolazioni elettroniche in presa diretta. THE HARP  trasporta l’ascoltatore altrove, lasciandolo immaginare e sognare ma anche confondendolo e soprattutto innescando delle domande. L’artista vorrebbe che le persone, dopo aver sentito il disco, restassero con un disturbante e destabilizzante sapore di amaro in bocca che li porti a pensare, riflettere, agire.

Il primo singolo 2072 si basa su una granulazione dal vivo dell’arpa elettrica ed è accompagnato da un video che Fusco commenta così: “Il 13 gennaio 2072 morirò: questo video ricorda ciò che è stato. La mia melodia mi accompagnerà nel trapasso, ricordandomi che il mondo era bello prima del mio arrivo. Non amavo il mondo in cui vivevo e per questo esso non mi ha permesso di restare più a lungoCome scriveva il romanziere francese Chateaubriand, “Le foreste precedono le civiltà e i deserti le seguono“.

STARLESS è il secondo singolo estratto da THE HARP, Chapter I. La composizione di questo brano è stata creata con i suoni dell’arpa classica registrati e catalogati da Kety Fusco nella sua libreria sonora Beyond The Harp. I suoni sono stati successivamente manipolati e assemblati in questa composizione contemporanea dal cruento sound filo-gore. Il relativo video prosegue il discorso avviato con quello di 2072: “Il 13 gennaio 2072 sarò morta e questo è ciò che resta del mio corpo. La mia arpa ha distrutto ogni forma melodica del suo suono perché è morta con me. Il mio mondo si sta esaurendo e sta riversando la sua rabbia su di me. Sarò morta e brucerò nel fuoco della mia casa. Non mi vedi, perché sono già cenere, cenere di un mondo che ha pensato alle cose più concrete e superficiali e quel che resta è un mondo senza stelle”.

THE HARP, Chapter I è stato composto interamente da Kety Fusco e Alessio Sabella, registrato al Floating Notes Studio di San Bernardino, in Svizzera, a 1700 metri di altezza, in un vecchio fienile trasformato in spazio abitabile, e prodotto da entrambi assieme ad Aris Bassetti (candidato allo Swiss Music Grand Prix e attivo anche nella band Peter Kernel). IOSONOUNCANE ha contribuito nel fornire ispirazione e confronto creativo. Il disco è stato mixato da Lara Persia a Le Mura Studio, Lugano, e masterizzato da Alain Silverman all’Arf Mastering, New York.

Kety Fusco e l’arpa si sono incontrate quando la prima aveva appena sei anni di età: non si sono più lasciate. Dopo anni di studio e perfezionamento con l’arpa classica, Fusco ha intrapreso un’esplorazione di suoni di arpa non tradizionali, ricavati da oggettistica come fermagli, scotch, cera, pietre, asciugacapelli. Fusco sta ideando la creazione di una nuova arpa, con la quale modificherà l’altrui percezione di questo magico strumento. Lei stessa afferma: “L’arpa è nata nel VII secolo, quando l’aria era diversa, quando i gusti e i vissuti della gente non avevano niente a che vedere con quelli del mondo attuale. Dunque, a oggi, non riesco a pensare che non esista un’evoluzione: ecco perché sto progettando una nuova arpa, che rimarrà lo strumento di sempre ma in chiave contemporanea, cosicché tutti avranno la possibilità di avvicinarcisi. Nell’attesa, benvenuti in THE HARP”.

Kety Fusco, diplomata in Arpa Classica al Conservatorio della Svizzera Italiana, specializzata in Master of Arts in Music Performance, ha attuato una vera e propria innovazione nell’universo dell’arpa. Due anni dopo la laurea, nel 2020, Fusco ha pubblicato il suo album di debutto DAZED per l’etichetta Sugar Music di Caterina Caselli, con distribuzione Universal, grazie al quale è stata nominata per tre categorie agli Swiss Live Talents Awards e ha suonato le sue composizioni nella sala del Palazzo federale a Berna. DAZED era il risultato della volontà di rendere l’arpa un’autentica voce: ogni brano possedeva una linea melodica in grado di raccontare una storia musicale, complementare all’uso dell’elettronica, perlopiù molto ritmata. “Ho iniziato così, cercando di usare l’arpa come se appartenesse a una voce di donna. In DAZED la mia arpa cantava…“, Fusco rammenta.

Grazie al suo istinto e al desiderio di cambiare la connotazione e l’altrui conoscenza dell’arpa, Fusco è stata invitata nel corso del tempo a suonare a livello internazionale in festival e sedi prestigiose, dal Montreux Jazz Festival al Locarno Film Festival e al Paléo Festival, dal Vision Du Réel al Les Rockomotives, dall’Arena di Verona a La Notte della Taranta nell’orchestra di Dardust, eccetera. Fusco ha raggiunto uno dei traguardi più importanti della sua carriera nel 2021, quando è stata invitata dalle Nazioni Unite all’SDG Global Festival of Action, condividendo virtualmente il palco con Patti Smith e Ben Harper, mentre nell’estate 2022 è stata scelta per aprire il tour francese della nota musicista danese Agnes Obel.

Al momento, Kety Fusco sta continuando il suo lavoro di ricerca sonora, come dimostrato anche lo scorso anno dalla traccia-colonna sonora horror Music To Make A Dream Come True, realizzata esclusivamente grazie a suoni di arpa da lei raccolti in un database digitale chiamato Beyond The Harp, selezionato tra le migliori library music dell’anno dal magazine MusicTech. Per THE HARP, invece, Fusco sta impiegando i materiali di cui è fatta un’arpa classica – legno, metallo e budello – ottenendo atmosfere che ne suggeriscono appunto la decostruzione, manipolandone il sound con i pedali elettronici, graffiando e distruggendo l’archetto sulle corde basse dell’arpa, urlando dentro alla soundbox.

THE HARP si svilupperà in tre capitoli, che saranno stampati in vinile durante i prossimi tre anni, e stasera sarà eseguito live per la prima volta in maniera integrale alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra, in concomitanza con il release day di THE HARP, Chapter I. In arrivo a breve i concerti italiani. 

Esce in cassetta Stereo 8 l’album di BRAGAGLIA

L’album “The Man from the Lab” di Paolo F. Bragaglia è un concept strumentale (con un solo brano cantato) che è stato concepito, realizzato e prodotto durante il primo lockdown pandemico del 2020 ed è tutto incentrato su di una rilettura stilistica di una certa new-wave elettronica, soprattutto inglese, dei primi anni ’80, con sonorità proprie di certe colonne sonore che rimandano alla fantascienza d’epoca. Suoni rigorosamente analogici combinati, però, con sonorità contemporanee per giocare stilisticamente con i piani temporali senza appiattirsi sull’ispirazione troppo diretta rispetto ai modelli di riferimento. Il lavoro può, quindi, considerarsi la colonna sonora elettronica di un’immaginaria serie televisiva, prodotta in un’altra dimensione ed ambientata in un laboratorio di biologia sperimentale segreto e in un mondo distopico alla fine degli anni ’70. Fantascienza, distopia e ucronia, come specchi tra diversi piani spazio-temporali, per attivare suggestioni musicali appropriate ad evocare umori e fantasmi del nostro mondo contemporaneo, in maniera immaginifica e con un un’estetica retro-futurista. In quest’ottica, la nuova ristampa vuole evocare la riscoperta di una sorta di “capsula” dimensionale e temporale dove un’edizione dell’album è rimasta imprigionata per lunghi anni in un medium dimenticato dal tempo, rafforzando il paradosso spazio/temporale dell’intero disco.

Questa ristampa costituisce il primo esempio di pubblicazione su cassetta Stereo8 in Italia dopo quattro decenni ed è ascoltabile in tutta la gloria del suo suono vintage analogico a patto che si possieda un lettore compatibile sia da casa, che da auto (d’epoca). E, come è d’obbligo, ogni confezione contiene anche il codice per il download digitale dell’album.

Compositore elettronico marchigiano nato musicalmente in un mondo analogico, Paolo F. Bragaglia giunge ai nostri giorni digitali attraverso un percorso caratterizzato dal costante interesse per la metamorfosi del suono attraverso i generi musicali.    
Coinvolto nella scena storica della new wave marchigiana, ha dato vita a numerosi gruppi tra cui Tzar’s Revox e 3B Unit. L’esplorazione di nuovi mondi sonori l’ha sempre spinto a ricercare i possibili coinvolgimenti della musica con l’immagine in movimento, la scena, l’architettura. Da qui, un’intensa carriera come compositore di colonne sonore, con lavori nella danza, nel teatro, nelle gallerie d’arte, con una costante fascinazione per il confronto tra melodia e sperimentazione. Ha composto innumerevoli musiche per spot pubblicitari, documentari, musica per televisione e film proiettati in festival di tutto il mondo (ha contribuito di recente alla colonna sonora originale del film “Io sono Vera – Vera de Verdad” di Beniamino Catena) ed ha lavorato in numerosi spettacoli teatrali e audiovisivi. Profondamente coinvolto nell’uso delle tecnologie interattive per la fruizione della musica, ha anche ideato il progetto di realtà aumentata “Geotracks”, basato sulla geo-localizzazione di brani musicali e letture di poesie in luoghi sensibili.
Autore di sette album pubblicati, ha collaborato con un considerevole numero di musicisti, registi ed artisti – Mauro Pagani (ospite nel suo primo album “Magnum Chaos” del 1999), Steve PiccoloMonica DemuruHowie BRoberto Paci DalòRobert LippokOrchestra Filarmonica Marchigiana e la danzatrice Simona Lisi – e si è esibito con vari progetti in numerosi festival come Time ZonesDancityCinematicaRassegna di Nuova MusicaSpaziomusicaIpercorpoBeach Bum FestivalInteatroAPPBloomingMozartfest Wurzburg e in luoghi come Museo MaxxiMACRO e Palazzo Venezia a Roma, Museo del Louvre a Parigi, Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia e VarsaviaMuseo Leonardo da Vinci e Fabbrica del Vapore a Milano, Palazzo Reale a Torino e in molti altri contesti.
Fondatore e direttore del festival di musica elettronica Acusmatiq (ad Ancona, dal 2006) e fondatore del Museo del Synth Marchigiano dedicato agli strumenti elettronici vintage realizzati nella sua regione di origine.
TRACKLIST
Monkey | The Mixture | The Man from the Lab | Black Swan | Rabbit’s Run | Bat | Stirrers | Dust | Dawn of the MouseCREDITIComposto, prodotto e mixato in casa da Paolo F. Bragaglia con la collaborazione di Ganzfeld Frequency Test 
Voce in “Black Swan” | Paolo F. Bragaglia
Mastering | Paolo Ojetti @ Castaway Studio, Civitanova Marche (MC)
Grafica | Massimo Macellari
Foto e Video | Marco Bragaglia 

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