CHIANLUCA live al GIARDINO sabato 11 marzo in apertura a FILIPPO DESTRIERI

Chianluca in arte, Gianluca Chiarelli nella vita di tutti i giorni. La dicotomia vive con l’artista, come testimonia anche questo caso. Poco importa se vive a Villafranca di Verona o a Ny. Più importante è sapere che l’11 marzo Chianluca suonerà al Giardino Music Club, uno dei locali veronesi più importanti, a ragion veduta.

Aprirà il concerto di Filippo Destrieri, storico tastierista di Franco Battiato. Che, seppur non citato nell’intervista, ha sicuramente avuto un influsso artistico sul nostro. Aldilà di questo l’occasione del Giardino sarà un modo per avere un’anteprima del disco di prossima pubblicazione.

Partiamo dalla data che terrai al Giardino. Che aspettative hai a riguardo e quali nei confronti del tuo nuovo disco?

Sono molto onorato di poter tornare per la seconda volta in un club storico come il Giardino. Le emozioni sono veramente tante e il mio genere è sempre stato perfetto per quel palco. Il nuovo disco sarà suonato in anteprima con la nuova formazione, in trio, che mi vede impegnato (per la prima volta) nel triplo ruolo di voce principale, synth bass e tastierista insieme a Gennaro Porcelli alla chitarra elettrica e Fabio Marcolongo alla batteria.

A proposito…come sono nate le nuove canzoni?

Sono nate in momenti molto diversi. Ad esempio la musica di Vivere all’infinito mi è venuta inaspettatamente mentre provavo uno dei pianoforti nel negozio di strumenti musicali ‘Zecchini’ a Verona, durante il periodo dell’università. Un’altra mi è venuta semplicemente dopo aver guardato un girasole mentre stavo riflettendo sulla vita…

Come è funzionato il lavoro in studio e chi ti ha accompagnato nel percorso?

Da un anno a questa parte sto collaborando con Discover Underground, in particolare con Stefano Cozzi, Simone Bertellini e Leonardo Morellato, un team di ragazzi con i quali ci occupiamo insieme di tutti gli aspetti a partire dalla produzione audio, mix, master a quella di video, foto etc. Un ambiente creativo molto stimolante.

Cosa puoi dire a riguardo dei singoli Disco Sapiens e La zucca nel castello

Disco Sapiens è una canzone un pò strana con la quale ho voluto strizzare l’occhio agli anni ’70 / ’80 e mi diverte molto suonarla dal vivo. È diversa da ogni altra mia canzone. Per quanto riguarda La zucca nel castello è una dei pochissimi brani in cui musica e testo sono nati pressoché contemporaneamente. Dal punto di vista produttivo è quella che ci ha fatto intuire (insieme al nuovo singolo che uscirà in primavera) quale potesse essere il vestito musicalmente adatto alle canzoni del disco e di quello che farò in futuro.

Ricordo chiaramente che ti esercitavi tantissimo al piano. Lo fai ancora e…qual è la tua strumentazione?

Certo! Ormai il vicinato mi conosce da sempre nel bene o nel male. Oltre ad esercitarmi al piano curo la voce ed eseguo ogni mattina vocalizzi come se dovessi fare un concerto anche nei periodi in cui non ne ho nessuno in programma.
Mi sono giusto da poco comprato un synth bass della Korg che affiancherà la mia storica Nord Stage con la quale emetto principalmente suoni tipo Fender Rhodes. In pratica d’ora in poi suonerò come il tastierista dei Doors, solo che dovrò anche cantare.

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?

Da piccolo ascoltavo molta musica italiana come Lucio Battisti o i Pooh, che ho visto più volte dal vivo. Ho avuto la fortuna di poter incontrare dietro le quinte Roby Facchinetti. A vent’anni i Beatles sono diventati la mia ragione di vita a tal punto da averli portati come tesina scolastica all’esame di stato suonando Yesterday al pianoforte davanti ai professori. Hanno avuto un’influenza importante anche Genesis, David Bowie, Elvis Presley, The Beach Boys, Arctic Monkeys, Blur e Oasis.

Tra gli artisti underground e poco conosciuti chi citeresti, anche della stessa Verona, e perché? 

Seguo piuttosto limitatamente la scena underground veronese ma se proprio dovessi fare un nome direi gli Endless Harmony perché abbiamo iniziato più o meno parallelamente a fare concerti condividendo anche qualche volta il palco. Colgo l’occasione per citare il batterista Giuseppe Saggin e l’ex chitarrista Federico Costanzi che hanno collaborato direttamente insieme a me nella realizzazione del mio primo EP Preistoria.

Una città in cui sogni di suonare un giorno e il concerto tuo che ricordi con più nostalgia?

Un tempo avrei detto Roma o Milano e sono felice di poter affermare di aver suonato in entrambe. Probabilmente direi Londra, New York, Los Angeles o al Cavern Club di Liverpool anche se uno dei miei sogni più grandi forse sarebbe suonare nell’Arena di Verona, per la quale ho scritto la canzone Il centro dell’opera contenente nel già citato mio primo EP Preistoria uscito nel lontano 2020.

Ho avuto la fortuna di essere stato sempre abbastanza attivo dal punto di vista live già da prima dei 20 anni (ora ne ho 31, anche se non sembra) e provo nostalgia per quei primi concerti purtroppo irripetibili dove l’ansia da palco si faceva sentire gia un mese prima. Aver suonato per il 150° anniversario dell’Unita d’Italia nel Castello di Villafranca con il gruppo del liceo è uno di quei momenti.

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Pubblicato da

bommaraya

Giornalista. Rock Trotter. Amante della vita e delle sue sfumature.

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