di Matteo Roncari
Esco un attimo dai confini nazionali per spingermi fino in Danimarca dove è d’obbligo parlare di un’altra band fondamentale per me e per la scena doom metal. Parlare dei Saturnus è magia, perché questa band è riuscita negli anni a comporre degli album bellissimi, intriganti e coinvolgenti con uno stile unico e personale. Scoperti guarda caso sempre grazie a Metal Shock ma anche da un loro poster visto in quello che allora era per me non solo un negozio, ma un tempio, ovvero “il Pentagramma Music Store” a Verona.
1- MARTYRE

Uscito oramai a cavallo tra il 1999 ed il 2000, resta a mio giudizio il loro lavoro più ricco ed intenso per melodie ed emotività: bellissima l’intro che apre al primo brano “Inflame thy heart”, che inizia in modo aggressivo per poi sfociare in atmosfere più dilatate e oniriche grazie alle chitarre di Peter Poulsen e di Kim Larsen; l’album prosegue con brani ricercati sia a livello stilistico che sonoro come “Empty handed”, la splendida “Noir” o come “A poem (written in moonlight)” dove incanta la voce versatile di Thomas Jensen, a volte accennata, a volte sussurrata, fino a sfociare in pesanti growls, tali da rendere i pezzi carichi di malinconia.
Evocative e sognanti anche le tastiere di Anders Ro Nielsen e precise e molto varie le ritmiche di Jesper Saltoft e di Brian Hansen. Menzione particolare meritano anche “Softly on the path you fade”, “Thou art free” e “Loss in memoriam”, anche se è tutto il disco a dover essere ascoltato nella sua interezza: a distanza di anni, oramai 20, i brani sembrano migliorare ad ogni ascolto.
Da segnalare anche la copertina che richiama un dipinto del pittore francese Delaroche e la produzione curata da Flemming Rasmussen, che nel panorama heavy metal non ha certo bisogno di presentazioni. Sicuramente un album da avere e custodire gelosamente per ogni amante del genere e tra i più importanti della mia personalissima collezione.

E’ brutto dover stilare una classifica degli album di un gruppo anche se purtroppo è consuetudine per gli audiofili come me: brutto è mettere al secondo posto un altro bellissimo disco come “Paradise Belongs to you”, ufficialmente la prima uscita a firma Saturnus e datata 1996.
In questo disco inizia la storia del gruppo danese e lo spirito che avvolge i loro pezzi, uno spirito di malinconia, tristezza ed oscurità proprie del doom metal. Il legame tra i brani è dato dal cinguettio costante di un uccello che inizia con la title track, prosegue con “Christ goodbye”, diventato oramai cavallo di battaglia anche in sede live, e via via introduce ogni singolo brano, dalla bellissima “Pilgrimage of sorrow” ad “Astral dawn”.
Ritmi ancestrali riecheggiano grazie anche a passaggi come “the Fall of Nakkiel” e “Lament for this treacherous world”.

Uno degli aspetti che amo di una band è quando ogni lavoro viene presentato come se avesse una propria identità: i Saturnus hanno tra i tanti pregi quello di ben identificare i loro album con copertine d’assoluto valore e sicuramente diversissime tra loro per ricercatezza di immagini e colore.
E’ come se ogni album avesse una propria luce. Così accade anche per “Veronika decides to die”, titolo che trae ispirazione dal libro di Paulo Coelho, uscito nel 2006, che abbandona il nero totale di “Martyre” per dare maggior spazio ad uno sfondo bianco.
Stiamo parlando di un altro capolavoro in musica, che inizia immediatamente con i dieci minuti di “I Long” e prosegue con brani splendidi come “Pretend”, “Descending” e “Rain wash me”. Passaggi diversi, più soft ed introspettivi si avvertono in “All alone” per poi far ritorno al doom con la conclusiva “Murky waters”.
Parliamo in conclusione di una band di valore assoluto che come unico difetto ha quello di aver pubblicato pochi dischi e di cui speriamo di ricevere presto notizie dal momento che il loro ultimo lavoro, “Saturn in ascension”, risale al 2012.