Un ep vivace quello dei veterani Bludgers, formatisi in Illinois ed attivi discograficamente sin dal 1994. I tempi dei mondiali americani, tempi splendidi per me, allora solo 11enne e pieno di sogni da realizzare. Le grandi melodie, le armonie vertiginose e i suoni pieni di gioia caratterizzano i 5 brani contenuti in Five. Le chitarre ronzano, si piegano e si intrecciano, trovando il grande punto debole tra power-pop e country.
La potente sezione ritmica scorre calda e costante sotto testi arguti e attenti su un cast di personaggi più vero della vita. Le canzoni si muovono con sicurezza dal jangle country-rock (“Dirty Laundry”) al roots-pop acustico (“Frozen Ground”), e dalla classica ballata rock (“Saint Monday”) al twang open-plains (“More Things You Don” t Necessary ‘). A coronare il tutto c’è “Full Steam Behind”, una lastra di puro power-pop con tutta la spavalderia di un successo radiofonico perduto degli anni ’80. Ogni canzone qui offre un po ‘di ciò di cui tutti abbiamo bisogno in questo momento: divertimento intelligente.
Un sound quello dei Bludgers che in alcuni casi vira anche verso un certo brit-pop: mi aspettavo di sentire la voce di Gallagher da un momento all’altro. E invece no, resta quella Jon Pheloungh, bella anche se forse meno caratteristiche. Sicuramente meno conosciuta, ma solo perché la vita dà delle direzioni che prima non puoi conoscere. Se così fosse, probabilmente metà delle band non nascerebbero neppure. E invece a questi americani va dato onore al merito.
Bravi a reggere, anche dopo un anno così bislacco. Ad uscire con un lavoro vitale, in barba ad un virus virato in positivo. Tutt’altro che scontato un po’ tutto. Specie in tempi in cui buona parte della musica è piatta come una tavola da surf, nonostante – o forse proprio a causa di – una loudness ormai insopportabile. I Bludgers rifuggono da questo approccio, e fanno bene, facendo parlare i loro strumenti anche con toni che oggi forse non portano follower ma di sicuro faranno piacere a chi ama il rock-pop fatto bene.