Gli anni ’70 hanno segnato per la Grande Mela un periodo di svolta in ambito sociale, culturale e musicale. Si sa, New York è una metropoli multiculturale, viva e attiva proprio come si vede nei film. Basta scendere le scale per andare a prendere la metropolitana, e si viene coinvolti nelle performance musicali di qualche artista di strada che si esibisce per guadagnare qualche spicciolo.
Parlando del movimento Jazz, Harlem rappresenta il centro da cui tutto nacque. Siamo negli anni ’20 quando dai locali si diffonde il suono di sassofoni e contrabbassi; passa solo qualche anno quando l’indimenticabile voce di Billie Holiday riempie le strade della città intonando The end of a Love Affair (Lady in Satin).
Facendo un salto avanti nel tempo, è Alicia Keys che risuona nelle radio di tutto il globo con il famoso duetto insieme a Jay-z: un inno ad una città dove chiunque può vedere realizzare i propri sogni dalla cima dell’Empire State Building. Empire State of mind, conquista il mondo.
Un tempio per la musica di tutto il mondo è l’Apollo Theater di Manhattan, oggi palcoscenico per gli artisti afroamericani, e che in passato ha segnato il debutto di Ella Fitzgerald e Jimi Hendrix e la sua Foxy Lady.

Tappa obbligatoria per gli amanti della musica a tutto tondo, è il Rough Trade NYC, a Brooklyn: un negozio, un caffè e anche una sala concerti. Hanno colto la palla al balzo i Feeder, che nel 2019 hanno presentato l’ultimo album Tallulah, fra gli applausi dei locali.
hi non ha presente i numeri 96 e 98 di St. Mark’s Street? Dal 1975 sono impressi e stampati sulla copertina di Physical Graffiti dei Led Zeppelin; l’idea era quella di creare un album che fosse anche un condominio, dove chiunque potesse entrare e uscire a proprio piacimento.

New York è la capitale della scena musicale internazionale; al di là dei gusti musicali, saprà conquistare chiunque.
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