di Francesco Bommartini
Appena comincia Million Miles mi sembra di entrare in un locale in cui c’è gente che balla e birre che battono sul bancone. Un accompagnamento alla vita che scorre deciso, con una voce piena e comunicativa, sottolineata di tanto in tanto da una tromba che poi si lancia anche in un buon assolo. È tutto molto confidenziale, non solo il cantato, che in realtà ha punte bluesy, ma proprio l’intelaiatura del contesto musicale.

D’altronde da Forrest Hill ce lo si poteva anche aspettare. Dopo aver lasciato la strada, Forrest si stabilì a Boston dove fondò la band funk rock JTH. Con loro pubblica due album negli anni ’80, incluso il singolo My Car, che divenne uno dei favoriti locali commerciali nel New England e uno dei 40 migliori successi alla radio del college. Si sono esibiti anche con Violent Femmes, Run DMC e Paul Young, registrando anche con il famoso produttore Teddy Riley.
Dopo lo scioglimento Hill ha percorso, con successo, la strada di insegnante di mindfullness e 4 anni fa è tornato in pista come cantante e autore. Con una buona qualità da offrire, sia quando affronta brani più ritmati che nelle ballad. A tal proposito è particolarmente riuscita Secret Ground, con il ride che scandisce l’andamento mid-tempo mentre la voce di Hill si staglia su mellotron, acustiche, piano e una batteria sempre convincente.
Un bel motorino questo batterista, scelta assai sensata, che corona un terzo lavoro (a distanza di due anni dal precedente) maturo e compito. River of Stars è in grado di far cantare e rassicurare (ascoltate A Part of Me), di accompagnare con un suono abbastanza caldo e “americano”, ideale per l’orecchio occidentocentrico di noi italiani. Si tratta di un disco composto da canzoni singole, con un vestito sempre nuovo ed una sicurezza: la bella voce di Forrest Hill.