di Francesco Bommartini
Questo è probabilmente il miglior album dei Kayleth. Non lo dico per partito preso, avendo sentito anche i precedenti. Lo dico perché le canzoni sono qualitativamente valide e perché, ed è importante, la produzione le valorizza. E scusate se è poco, in un genere, lo stoner, in cui le chitarre devono essere fangose al punto giusto e la sezione ritmica pulsante.
E’ esattamente quello che succede, e che si può gustare in tutti i brani, e segnalo By Your Side che incarna bene quanto detto. Il rullante ficca in testa le intelaiature create dalle chitarra, inspessite da un basso distorto e già di per sì chiare nel loro rifframa. Ma non è tutto qui, visto che non mancano innesti di tastiera che donano al risultato più ariosità.
Di pari passo vanno gli assoli, sensati nel contesto generale. La voce svetta senza essere però preponderante nell’economia del sound. E non è un male perché, lo dico, una voce ci sta, e quella di Enrico Gastaldo è anche abbastanza significativa, ma il troppo stroppierebbe. E invece non lo fa perché l’equilibrio raggiunto da questi veronesi ha una storia.
Che nella mia mente parte dalle prime voci su di loro, diradate ma presenti nel sottobosco veronese, per poi palesarsi in un concerto al Porky’s di oltre dieci anni fa. Con poche anime, tanta disattenzione del pubblico. Insomma, le durezze della vita da rocker di provincia. Che non solo non hanno scalfito i Kayleth, ma li hanno resi più forti.
Argonauta Records si è accorta della loro bravura e della personalità. E ha fatto bene a crederci perché se le vendite non sono mai state un termine di paragone pieno – così come non lo dovrebbero essere a prescindere somiglianze con Kyus e dintorni – lo è invece la qualità, testimoniata da pezzi intensi (The Avalache e Concrete su tutti).
Bravi!